Che i figli siano, per molti aspetti, lo specchio dei genitori, si sapeva. Ma che la loro capacità di apprendimento linguistico dipendesse anche dall’ascolto della fiaba serale, è una novità. Jean Gross, responsabile della comunicazione per il ministero dell’Istruzione britannico, ha stilato un rapporto, appena pubblicato dal “Times” di Londra, che denuncia la sempre minore alfabetizzazione dei bimbi inglesi. Le più recenti statistiche governative dicono che circa 100000 dei bambini di cinque anni che frequentano le scuole inglesi (pari al 18%) non hanno raggiunto un livello di competenza linguistica adeguato alla loro età: per lo più, sono fermi allo sviluppo comunicativo di un infante di un anno e mezzo. E la colpa, è scontato, risiede in famiglia: nella disattenzione crescente dei genitori verso la formazione dei figli, nella loro riluttanza a scambiare parole con i piccoli, a correggere e ampliare il vocabolario dei loro pargoli. E la lettura della classica fiaba della buonanotte, che rientra fra le più comuni tecniche di insegnamento del linguaggio, è un appuntamento sempre più disertato.“Gli adulti sono sempre più impegnati e hanno meno tempo da dedicare ai figli – afferma Jean Gross – e per le prossime generazioni sarà peggio, perché un bambino a cui nessuno leggeva le favole non le leggerà di certo ai propri figli”. Sparisce Cenerentola, se ne va anche la predisposizione del bimbo alla parola. Silvia Vegetti Finzi, docente di psicologia dinamica all’università di Pavia, invita i genitori a riaprire i vecchi libri di favole perché “La fiaba raggiunge i bambini esattamente dove sono: nel mondo fantastico. Li introduce alla narrazione, insegna loro a condividere le emozioni e, ovviamente, a esprimersi meglio”.