La sera del 1 novembre appare certa”la presenza di più persone in quella casa nel momento in cui Meredith veniva uccisa e la fuga di tutti subito dopo il tragico epilogo della serata”. A scriverlo i giudici del Tribunale del Riesame nelle motivazioni che respingono l’istanza di scarcerazione di Guede.  “Una partecipazione di gruppo – aggiungono – alla efferata azione criminale che non appare ipotizzabile in termini passivi per nessuno dei presenti”. I giudici identificano queste persone in Rudy, Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Le prove scientifiche e investigative fornite “pongono una relazione diretta tra i soggetti in questione e la loro presenza nella casa nel contesto della aggressione mortale a Meredith, in coerenza ad una ricostruzione fattuale che vede l’accesso di più persone in quella abitazione senza necessità di forzature e per consenso di qualcuno ‘di casa’ “.  Gli assassini di Meredith sono dunque tre. Tre ragazzi legati dall’amicizia che maturano “l’incredibile ed efferato crimine del quale, deve riconoscersi, resta tuttora difficile ripercorrere le sequenze ideative”, continuano i giudici. Ma perchè? Manca il movente. Infatti i giudici ritenengono “istintivamente inaccettabile che senza una ragione di forte attrito o una situazione di estrema alterazione, giovani coetanei della vittima, suoi conoscenti, abbiano portato la loro sconsideratezza fino al limite estremo del cruento delitto”. Il “giallo” di Perugia continua.