In vacanza pensavo di aver capito tutto.
Pensavo: “questo è il mio vero ritmo”, “non voglio tornare a correre”, “porterò con me questa calma”.
Facevo liste mentali sul lettino. Leggevo frasi che evidenziavo con l’anima.
Guardavo il cielo e dicevo “non mi lascerò più risucchiare”.
Poi è arrivato il primo lunedì.
E io, ovviamente, ho dimenticato tutto.
☁️ Queste sono le cose che pensavo. E che, forse, posso ancora recuperare.
- Posso dire di no senza fornire una scusa dettagliata.
(Sulla spiaggia bastava dire “non mi va.” Adesso? Tre email per declinare una call.) - Non tutto va risolto oggi.
(Il sole scendeva comunque, anche se non rispondevo ai messaggi.) - La fretta non è sempre efficienza.
(Avevo giornate intere e facevo meno, ma meglio. E respiravo. Spoiler: respirare è utile.) - Il corpo non è un ostacolo, è un’antenna.
(In vacanza mi ascoltavo: fame, sete, sonno, pelle. Ora? Solo notifiche.) - Mi piace fare niente.
(Non “scrollare”. Niente. Guardare i gabbiani. Sedermi senza scopo.) - Non ho bisogno di fare mille cose per meritarmi il tempo libero.
(Il riposo non era un premio. Era parte del ritmo.) - Posso svegliarmi senza toccare subito il telefono.
(L’ho fatto. Due volte. E ho vissuto per raccontarlo.) - La bellezza mi cambia l’umore.
(Ogni tramonto mi ricordava che sono reattiva alla luce, al paesaggio, ai dettagli. Perché me lo dimentico appena torno?) - Il silenzio non è imbarazzante.
(Senza rumore, pensavo. Ora lo temo. Perché?) - Non serve cambiare vita per sentirsi diversi.
(Forse bastano 20 minuti di intenzione al giorno. O forse mi sto illudendo. Ma tanto vale provarci.)