Una performance musicale extraurbana africana, siciliana, araba dove gli accampati di un tempo inesistente abitano un paesaggio contemporaneo segnato dalle mappe dei pozzi petroliferi in estinzione Tutto comincia con una rincorsa audace fino all’Africa, all’India; fino a dove l’oriente comincia con l’occidente, fino a dove l’ occidentalismo si mischia e si divide dall’ islamismo. La vicenda mette assieme i segni e le tracce di una mappa del nostro tempo dove tutto ormai è sconosciuto. Il pozzo di petrolio, diventa un luogo di passaggio e di incontro fra oriente e occidente. É sicuro che dall’inizio alla fine della nostra vita dipendiamo in tutto e per tutto dal petrolio. Così come è sicuro che prima o poi finirà. Non si è ancora esaurito, il petrolio, nonostante il grande consumo, forse non abbiamo toccato il picco, ma sappiamo pure che l’età della pietra non è finita perché sono finite le pietre. La fine del petrolio diventa così in questa performance di teatro attuale l’atlante del nostro tempo a venire. Dove in un campo aperto, spazzolato dalle parole dei filosofi e dei poeti, i nuovi abitanti dell’incertezza mischiano oriente e occidente, lingue e sottane, sigarette e benzina. Roma.Teatro Parioli
dal 18 al 23 marzo