Condotto da Shanna Moakler, il reality show “Bridalplasty” andrà in onda a partire da domenica 28 novembre sul canale statunitense E!. Dodici future spose si sfideranno per vincere l’intervento pre-matrimoniale di chirurgia plastica dei loro sogni. Ogni settimana saranno sottoposte a una prova e il pubblico deciderà chi eliminare. La vincitrice potrà sottoporsi a una seduta di chirurgia e il fidanzato potrà vedere il risultato solo nel giorno del fatidico “sì”. Una trasmissione che promette di mantenere i telespettatori incollati allo schermo fino alla fine, per scoprire la reazione del marito e scoprire se i sogni della sposa saranno esauditi. È vero che tutte le donne, e sempre di più anche gli uomini, hanno un sogno nel cassetto: poter cambiare qualcosa del loro aspetto per essere più attraenti, soprattutto nel giorno del matrimonio quando si vuole essere al massimo della forma – afferma Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna socio della Eafps (European academy of facial and plastic surgery) -. Per questo molti, prima delle nozze, fanno una dieta, altri ricorrono a un chirurgo per un ritocchino per ringiovanire o per sistemare una parte del corpo che non è mai piaciuta. La tendenza è sempre più marcata anche in Italia: nella mia esperienza la wedding surgery aumenta del 20% all’anno. Questo reality americano non fa che cavalcare questo desiderio. Del resto, oggi la chirurgia e la medicina estetica offrono tecniche, materiali e sicurezze tali da poter far credere di essere una vera “lampada di Aladino” per realizzare quasi tutti i desideri in campo estetico».
 Tuttavia, c’è un aspetto che deve essere considerato: «Il rischio è di banalizzare la chirurgia plastica, mettendola allo stesso livello di un cambio d’abito o del taglio di capelli – prosegue Gennai -. Bisogna sempre aver presente che si tratta di un intervento chirurgico che deve essere eseguito con le indicazioni corrette, in strutture appropriate e con moderazione. L’aspetto critico delle trasmissioni televisive che trattano la chirurgia estetica è che, se non sono realizzate in modo attento, presentano il rischio di rendere l’atto chirurgico in modo banale. Ci si focalizza sul risultato e senza far capire che tra il desiderio e il risultato finale c’è di mezzo un’operazione che presenta comunque dei margini di rischio, sia nella realizzazione dell’intervento, sia nel risultato».
Altri concetti da considerare quando ci si approccia a un intervento chirurgico sono quelli di moderazione, armonia delle forme e naturalezza: «La chirurgia non deve stravolgere l’aspetto di una persona, ma può migliorarlo e ringiovanirlo. Può farci assomigliare alle foto di quando eravamo più giovani, non a quelle dell’attrice famosa – aggiunge Gennai -. Il colloquio preliminare con le pazienti è fondamentale per capire quale sono le vere motivazioni alla base. Ci sono pazienti che hanno aspettative irrealistiche o che si vedono mille difetti inesistenti». Insomma, ci sono casi in cui il bisturi non può aiutare.