“Alla base di questa tragedia ci deve essere qualcosa di più particolare e perverso – dice lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano –. Si può parlare anche di un disagio esistenziale, come quello che un gay può provare nel percorso di affermazione, fisica e psicologica, della propria sessualità, ma che però va cercato in tratti antisociali e psicopatici. Nulla di tutto ciò, disagio emozionale o difficoltà di genere sessuale, può spiegare appieno una barbaria del genere. O forse come sotiene il padre di Foffo, dovremmo pensare che, portati all’estremo dall’effetto di sostanze, disinibiti completamente, i ragazzi della società di oggi possono arrivare a vivere un senso di onnipotenza, egoismo e non rispetto del limite tale da arrivare a uccidere per il desiderio di provare com’è?”

“Certo, molte persone sfiorano situazioni simili per desiderio di provare emozioni forti, per incoscienza legata alla disinibizione da sostanze, magari finiscono contro qualche cassonetto con la macchina e rischiano grosso, ma il divario fra questo e un gesto così atroce è ampio. L’effetto combinato di cocaina in grande quantità con alcool – continua Cucchi -, può essere devastante in termini di perdita del contatto con la realtà, può affievolire o cancellare del tutto la capacità di essere presenti a sè stessi, senza però precipitare nel torpore o nel sonno. Questo rende poi possibili agiti di cui non si ha il controllo o il ricordo, talvolta anche estremi, che richiamano istinti primordiali, senza filtri sociali, culturali e morali. Se poi pensiamo che questi ragazzi avevano un cervello abituato alle sostanze e quindi già devastato, alterato nel suo funzionamento, come può essere la mente di chi utilizza per tanto tempo queste sostanze (causano impulsività, disinibizione, alterazione dei ritmi sonno veglia, difficoltà di concentrazione e pianificazione), si delinea nelle nostre menti l’ipotesi un effetto oltremodo devastante di quel cockatil.