Penso oggi a Otello come una tragedia totalmente moderna che esplora un dramma intimo, familiare. Una storia di violenza che si consuma tra le quattro mura di un ambiente domestico. Un dramma psicologico a tinte forti. Otello è un uomo profondamente solo, per cultura e per educazione militare. Una macchina da guerra che di fronte ai sentimenti si autodistrugge. Tutto gerarchie e disciplina , vive in un mondo i cui sentimenti sono messi sotto processo. Otello ha un crollo d’identità. Identità politica e culturale.
Otello è nero? Cosa significa per noi oggi ?
Shakespeare parte da problematiche politiche e razziali per entrare nel labirinto della psicologia
umana così da poter mettere luce sulla vera natura dell’ anima. La parte oscura, che distrugge l’essere umano da dentro. La parte che non segue la ragione e che lascia all’intuito e all’istinto la soluzione finale. La parte animale che uccide la ragione.
Otello è una grande metafora sull’esistenza dell’uomo e della sua identità. La denuncia di una condizione di fragilità che porta alla perdita di sé e non lascia scampo per nessuno .
Ma attenzione perché tutti siamo Otello. Il nero è in tutti noi. Tutti siamo vittime di una parte oscura di noi stessi che ci rende vulnerabili e autodistruttivi facendoci precipitare nel vuoto e nell’oscurità.
Basta nulla per trasformare una roccia in polvere. Basta nulla per far esplodere nell’uomo un “dubbio” che come una coscienza parallela lo frantuma facendolo precipitare nella schizofrenia .
Otello diventa vittima e complice al tempo stesso della sua autodistruzione seguendo un percorso da lui stesso approvato. Un disegno di morte improvvisato dalla mente di un abile politico che vuole riconquistare la sua centralità agli occhi del mondo: Jago.
Uno “schiavo” che, come in un perfetto ingranaggio ad orologeria, pianifica la sua ribellione politica e sociale, incurante che la bomba da lui stesso costruita gli possa esplodere tra le mani.
Come un kamikaze dei nostri giorni che con sapienza chirurgica trova e dilata una frattura, un vuoto, una debolezza, già esistenti in ognuno dei personaggi della tragedia , facendoli precipitare nel caos politico e psicologico.
Iago è la mente dell’opera e la macchina da lui costruita sarà un percorso obbligato per tutti i protagonisti e diventerà una trappola mortale anche per se stesso. Monta e smonta continuamente lo spazio scenico per modellarlo alle esigenze del suo piano diabolico delimitandolo con labirinti e cancelli come a formare un lungo corridoio , un imbuto capovolto, che via via restringe il campo d’azione isolando i personaggi e le singole scene come in frammenti cinematografici. Tutti sono marionette nelle mani di Iago e trionfa il suo genio.