Cresce di ora in ora più pesante il bilancio del duplice attentato dinamitardo di giovedì sera a Karachi contro il corteo di Benazir Bhutto, rientrata in patria insieme alla famiglia dopo oltre otto anni di esilio volontario.
Il bilancio e’ arrivato a 139 morti e 550 feriti.L’ex premier è rimasta illesa perchè al momento delle due esplosioni, che hanno investito in pieno il suo auto-carro modificato, si trovava all’interno dell’abitacolo per riposare. “Domani a quest’ora sarò su un aereo verso il Pakistan”,aveva detto Benazir Bhutto  in una conferenza stampa del 17 ottbre a Dubai.
Leader del principale partito d’opposizione, il Partito popolare pachistano (Ppp),aveva a ffermato anche di voler continuare “lottare contro la dittatura” semza lasciarsi”intimidire” dalle minacce di terroristi e dalle richieste del governo di rinviare il rientro.Ora nella residenza di famiglia sul lungomare di Karachi, ha chiesto le dimissioni del capo dei servizi segreti. Il presidente Pervez Musharraf, in una dichiarazione resa pubblica dall’agenzia statale, ha detto che gli attentati sono “una cospirazione contro la democrazia”. A Washington, la Casa bianca ha condannato l’attacco, mentre ‘profondamente scioccato’ si e’ detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.Erede dell’uomo politico più stimato in Pakistan, Zulfiqar Ali Bhutto impiccato dal suo generale nel 1979, Benazir è rientrata per guidare il partito nelle prossime elezioni, con in tasca un patto di spartizione del potere con un presidente dimezzato, Musharraf, la cui rielezione, il 6 ottobre, è sub judice. La Corte suprema è riunita per convalidare, forse fra una decina di giorni, la legittimità di un presidente che è ancora capo delle forze armate e potrebbe, se la sentenza gli fosse sfavorevole, imporre la legge marziale. Una scommessa, quella della Bhutto, sulla cui testa pende anche il pericolo del carcere per corruzione, se gli stessi giudici dichiarassero invalida l’amnistia concessa da Musharraf alla sua vecchia nemica e rivale.