“Quest’anno il vincitore dello Strega ha vinto per un solo voto. Nel 1961 capitò anche a me, davanti a Giovanni Arpino e a Fausta Cialente”. Così Raffaele La Capria a proposito del premio Strega conquistato da Tiziano Scarpa, con il romanzo Stabat Mater per Einaudi. “Giovedì dunque il caso si è ripetuto, continua La Capria  “e io mi sento più sollevato, meno in colpa nei confronti di Arpino e la Cialente che persero ciascuno per quel solo voto. Io vinsi suscitando l’indignazione di molti che avevano calcolato e sperato che le cose andassero diversamente. Furono contate e ricontate le schede con la speranza che nella riconta quel voto saltasse via, ma così non fu, e si rassegnarono. Avevo rotto un tabù ,o qualcosa di simile, e non potevano perdonarmelo. Al vincitore di oggi, a Tiziano Scarpa tutto questo non è accaduto, la sua vittoria per un voto è stata accolta tranquillamente come è giusto in una gara, ma lui non ha infranto nessun tabù” Qualche polemica a proposito dell’aria decisamente noiosa e burocratica tipica di queste manifestazioni, e lo scrittore passa al commento del Premio affermando che “l’altra sera al Ninfeo di Villa Giulia si sono scontrate due idee di romanzo. Una, quella di Scurati, è quella del narratore romanzesco, «incantato dal fascino del disastro» (come scrive di lui in un bel saggio Andrea Di Consoli), e questo si vede anche dal volto e dall’espressione (e dal nome!) di Scurati. L’altra, quella di Scarpa, più letteraria ed intimista, attenta al linguaggio che a tratti diventa lirico, e che rilegge il passato e prefigura il futuro (come scrive in un saggio a lui dedicato Silvio Perrella). Sono due modi di pensare la narrativa che  hanno gareggiato onorevolmente, e anche questo ha reso la gara interessante. Devo aggiungere che il livello degli altri libri, certo meno sostenuti, era quest’anno ottimo.