Può sembrare un paradosso, purtroppo è la realtà. Si sogna per mesi, anzi anni, un corpo “quasi” perfetto e ci si sveglia con disturbi e fastidi fisici da tortura cinese. Belle si, quindi, ma un po’ “acciaccate”. Questo è ciò che accade a sempre più donne (e uomini) che decidono di ricorrere ad un intervento di chirurgia estetica per migliorare una parte del proprio corpo che, proprio, non gli va giù. E si spalancano le porte della sala operatoria. In Sicilia una donna ha patito un calvario lungo più di due anni in seguito ad un intervento di plastica al seno eseguito al prezzo di 5.200 euro, solo in parte fatturato: la disavventura della donna  inizia nel 2005, quando decide di rifarsi il seno. Ma dopo l’intervento, accade l’irraccontabile: la paziente inizia ad accusare forti dolori al petto, notando che un seno è diverso dall’altro. Soltanto in seguito saprà che il silicone è stato sistemato al contrario, errore che comporta un’asimmetria. Passano i mesi ma dolore e disagi non cessano. Mentre il medico continua a sostenere che “va tutto bene” la donna decide di farsi visitare da un altro chirurgo estetico. Il professionista le spiega che il seno è assolutamente asimmetrico e che il chirurgo precedente ha sbagliato per ben due volte l’intervento. Da qui la denuncia e l’intervento delle forze dell’ordine.  Questa è solamente una testimonianza in un mare di interventi sbagliati o praticati da non professionisti: ciò non scoraggia chi, mossa dallo stereotipo della bella mediterranea procace e maggiorata (vedi Sabrina Ferilli o Manuela Arcuri), decide di sfidare sia loro che le leggi di gravità con dei seni alla Pamela Anderson. Se quindi bisturi deve essere, che sia, dicono i chirurghi, ma alle pressanti richieste di assomigliare alle grandi super maggiorate o a star hollywoodiane, tutte donne fisicamente lontane dalla conformazione fisica della donna italiana, pongono un freno. Il rischio è quello di andare incontro a gravi problemi, fisici, ma soprattutto psicologici, come la dismorfofobia, ovvero l’ossessione per un difetto, spesso immaginario, dell’aspetto esteriore, che porta a sottoporsi continuamente a interventi perchè non si riesce a essere mai soddisfatti del proprio aspetto, a disturbi alimentari, per arrivare a vere e proprie crisi di identità. Secondo Roberto Bracaglia,  responsabile del reparto di chirurgia plastica del Policlinico Gemelli di Roma, questo è “un vero e proprio paradosso, considerando che negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, la richiesta che viene fatta è invece quella di assomigliare sempre più alle nostre bellezze”. Secondo l’esperto, la chirurgia plastica può intervenire, ove necessario, per correggere e cambiare qualcosa nell’aspetto, ma non si può pensare di cambiare la propria conformazione in maniera totale.  Per questo, aggiunge, per aiutare le italiane a scegliere modelli di bellezza a loro più vicini e naturali, sarebbe necessaria una corretta informazione. Dunque passi un piccolo ritocco, ma non uno stravolgimento della propria conformazione fisica: altrimenti invece di assomigliare alle belle dello spettacolo, finiremo per essere sempre più simili a delle bambole gonfiabili. Con tutti i rischi del caso.