Le primarie sono imminenti, e dalle parti del Partito democratico cominciano a dare i numeri, senza moderare le cifre. A parere dell’uomo considerato giocoforza ‘l’eletto’, ossia Walter Veltroni (per il 47,3 per cento dei votanti pare sia il candidato più competente, il più rassicurante per il 51,8 per cento), un milione di votanti sarebbe una cifra di tutto rispetto, perché al numero dei votanti vanno aggiunti i 35 mila candidati nelle oltre duemila liste e i 70 mila volontari nei seggi, mentre per la più potente tra gli outsider, Rosy Bindi, un milione sarebbe un flop in quanto risulterebbe pari alla somma degli iscritti a Ds e Margherita, quindi un bel giro attorno a un palo. O un ulivo. A zittire sui numeri, così, ci ha pensato Piero Fassino, il quale ha affermato che è realistico pensare che il 14 ottobre voteranno non meno di un milione e mezzo-due milioni di italiani. E tutti i profeti di sventure saranno smentiti. Il segretario dei Ds, mostrando di andare ben oltre gli scongiuri, ha sottolineato: Quando due milioni di italiani avranno votato sembreranno ancora più sciocche di quanto già appaiano adesso di chi ha definito il Pd un incontro di apparati, di nomenclature. Contro chi parla di fusione fredda e contro chi sminuisce il nuovo organo, dunque. Clima teso, in ogni caso, e l’argomento elezioni è preso molto sul serio, come dimostrano gli organizzatori del 14 ottobre che in merito al voto estero parlano anche di rischi di brogli: I rischi non sono eliminabili in un voto elettronico – ha spiegato Francesco D’Alessandro, uno dei tecnici del comitato per l’organizzazione delle primarie – ma abbiamo cercato di ridurli al minimo. Il problema principale è individuare chi c’è dietro il computer, naturalmente l’iscrizione si basa su un rapporto fiduciario da parte di chi sottoscriverà una dichiarazione per partecipare al processo costituente del Pd. E sulla fiducia si attendono non meno di 21000 voti, che è poco più dei voti esteri delle primarie dell’Ulivo, ma le cose sono fatte così sul serio che si temono pure brogli on-line (più che altro le dichiarazioni mendaci, come ha osservato Maurizio Chiocchetti, responsabile per le primarie all’estero, e questo fa pensare più che altro a qualche piccola scaramuccia intestina).  La questione tv, nel frattempo, la fa da padrona: i candidati si sono arenati sulla possibilità o meno di un confronto televisivo, un faccia a faccia fra loro cinque. Veltroni si è detto contrario, in quanto potrebbe generare polemiche che non servono, ma Gawronski pare non voglia sentire ragioni e cerca di convincere soprattutto Letta e la Bindi. Mentre Adinolfi manda on-line l’unico incontro dei cinque, quello alla presenza di Prodi. Sana competizione…