Dopo lo strepitoso successo riscosso il 18 maggio scorso, la prima volta che fu presentato all’Anfiteatro Flavio, per celebrare il compleanno del defunto Papa Giovanni Paolo II, Renato Greco ha deciso di portare “Odysseus” in teatro per una durata di ben due mesi. In un’epoca in cui il termine di mito nella sua essenza più profonda è stato distorto, basti pensare ai calciatori osannati come divinità, abbiamo la possibilità di gustarci un’opera nella quale l’artista con il mezzo della parola, del canto e della musica riesce a ricollocare nell’immaginario comune la vera natura mitica dell’uomo. A dare maggior forza alla sfida intrapresa da Renato Greco sta il fatto che il suo Ulisse, senza tralasciare la sete di conoscenza e la ricerca dei propri limiti, è incentrato soprattutto sul tema della famiglia. Il nucleo familiare rappresentato dalla triade omerica di Ulisse, Penelope e Telemaco è il vero anello portante della dance opera. Il discorso si carica di una certa rilevanza se pensiamo all’aspetto di tipo alberghiero che la famiglia moderna sta assumendo, dove ogni elemento fa vita a sé con la totale assenza di radici comuni. Lo spettacolo, le cui coinvolgenti coreografie sono di Maria Tersa Dal Medico, si avvale della collaborazione di grandi artisti. Tra le scenografie dal forte impatto visivo del pittore e scultore Massimo Roth, presta il suo corpo e la sua arte per dar vita ad Ulisse, il giovane talento Franco Favaro. Ad accompagnarlo le musiche di Dino Scuderi e i versi dell’artista “epilettico”, come lo definisce chi lo ammira profondamente, Stefano Arditi. La voce narrante che guida lo spettatore nell’odisseico viaggio è del grande Ennio Coltorti. Grazie a questo spettacolo Renato Greco pone al centro della serata anche lo spettatore. Infatti con una donazione libera è possibile contribuire al piano di aiuti avviato dalla Comunità di Sant’Egidio per far fronte alla carestia alimentare in Malawi.