La mostra, ospitata nelle sale di Palazzetto Tito, è una riflessione sull’acqua come elemento contraddittorio, che sostiene e insieme trascina, che preserva e distrugge, che ricorda e sommerge per sempre, cambiando radicalmente la percezione dello spazio, della luce e dei corpi. Il progetto nasce da una ricerca intrapresa da poco più di un anno dal duo artistico, ispirata a Jacques Cousteau e legata in particolare ad alcuni esperimenti dedicati all’insediamento abitativo sui fondali marini al largo del Sudan, realizzati dal grande oceanografo francese nei primi anni Sessanta. La natura dell’esperienza di Cousteau e la modalità attraverso la quale gli artisti se ne sono appropriati diventa lo spunto da cui partire per ragionare sul concetto stesso di profondità e di abisso, in senso fisico e psicologico. Accanto alla raccolta di materiale e documenti legati alla storia, gli artisti hanno proceduto alla loro re-interpretazione e re-attivazione, che si sviluppa in diverse direzioni (fotografia, disegni, video e installazioni scultoree), in un progressivo e costante salto di scala.
La mostra vuole dunque suggerire all’interno degli spazi domestici di Palazzetto Tito una possibile e poetica rappresentazione della relazione tra mondo sommerso e terra ferma, invitando a riflettere sulla percezione effimera dello spazio, sull’acqua come display, sulla relazione tra fiction e realtà e sulla natura stessa dell’opera d’arte nella sua messa in scena al museo. In questo modo gli artisti rivelano l’interesse per la relazione tra contesto e contenuto, tra spazio dell’esposizione, opera e spettatore. Particolare significato assume infatti il luogo espositivo, ovvero un palazzetto che sorge dall’acqua e che dall’acqua è spesso sommerso, come solo a Venezia può accadere. Inaugurazione
giovedì 26 agosto 2010 ore 19.00Orario di apertura
da mercoledì a domenica 10.30 – 17.30 | lunedì e martedì chiuso
Ingresso
€ 5,00 intero | € 3,00 ridotto