Giulio Bosetti torna ad interpretare, sotto la direzione di Giuseppe Emiliani, un testo scritto da Carlo Goldoni e messo in scena nel 1792 al Teatro San Luca di Venezia: Sior Todero Brontolon, è proposto in occasione dei trecento anni dalla nascita del drammaturgo. Lo spettacolo infatti, sostenuto dalla Regione Veneto, fa parte dei numerosi eventi ed omaggi tributati al commediografo, in occasione delle celebrazioni.
Così, la forza di un interprete come Giulio Borsetti diventa la giusta chiave per intendere subito l’indole di questo personaggio complesso nella sua umanità, che da sempre ha affascinato l’attore, orgoglioso ora di poterlo interpretare: un personaggio annunciato dal suo autore come odioso – sostiene e sottolinea Bosetti – ma che invece alla rappresentazione ha sempre trovato il consenso del pubblico e, nella follia del suo agire, può diventare addirittura simpatico. Ecco allora che immergermi nei suoi panni è per me una grande conquista.
Al centro della pièce dunque, Sior Todero, un vecchio avaro e superbo che vuole tutti al proprio servizio, padrone indiscusso della famiglia e di coloro che, a vario titolo, gravitano intorno ad essa e ai suoi affari. Chiuso in sé stesso e nella sua gabbia (voluta dalla scenografia di Nicola Rubertelli), questo cupo misantropo, si arrocca in una stanza circolare, claustrofobica e adatta a snocciolare caratteri e vizi, da riversare quasi su pubblico e personaggi, garbatamente. Perché la volontà dell’Autore è stata quella di sottolineare alcuni tra gli aspetti peggiori dell’essere umano, insieme presenti in quell’indole rude: “l’avrei potuto intitolare o il Superbo o l’Avaro, invece ho creduto bene d’intitolarlo dal difetto suo più molesto che è il Brontolone, o sia il Vecchio fastidioso” e così quell’aspetto brontolone diventa la base per il successivo personaggio del Vecchio goldoniano per eccellenza, capace tanto di guidare e smuovere gli eventi, quanto di riscuotere il favore ed il divertimento del pubblico da sempre.
L’intreccio contiene una serie di imposizioni dispotiche da vecchio-padrone: dalla convinta negazione delle nozze fra la giovane nipote Zanetta con il ricco e intraprendente Meneghetto, alla personale, ottusa partita del protagonista contro la sua età anziana al fine di allontanare ed esorcizzare la morte. Così, se da una parte Sior Todero si era impegnato a favorire l’unione della nipote col figlio sciocco di un suo servile amico, dall’atra i giovani cambiano il mondo e certamente beffano quel vecchio poco saggio. La risoluzione infatti arriva dalla scaltra alleanza della futura nuora con una fidata ed insospettabile amica di casa (interpretata da Marina Bonfigli) la quale, confidente stimatissima, lascerà il brontolone impenitente senza alcuna possibile pretesa sulla dote della sposa.  Roma, Teatro Quirinodal 27 marzo al 20 aprile 2008