Le due artiste, animate dalla forte determinazione di portare a compimento il loro progetto, hanno lavorato con dedizione alla sua preparazione e alla messa a punto della rete di connessioni e ospitalità servite a supporto del progetto e del viaggio. Così facendo hanno percorso in autostop i paesi del Mediterraneo sconvolti da recenti guerre, con lo scopo di portare un messaggio di pace, speranza e solidarietà, attraverso il viaggio stesso e una serie di rituali/performances di grande valore simbolico.
Pippa Bacca e Silvia Moro sono partite da Milano vestite in abito da sposa, attraversando in autostop la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, la Serbia, la Bulgaria, sino ad arrivare in Turchia, dove il percorso è stato bruscamente interrotto dalla tragica morte di Pippa, che non ha però distrutto la fiducia nel loro positivo messaggio e la volontà di spiegare i significati racchiusi in questo progetto, ricco di sfaccettature.
La mostra documenta e rivive le tappe più importanti vissute nel viaggio di Pippa e Silvia attraverso diverse sezioni espositive avvalendosi di sezioni multimediali e della documentazione originale raccolta durante il viaggio: opere prodotte in collaborazione con le persone incontrate, fotografie, ricordi, testimonianze, oggetti. Pippa Bacca e Silvia Moro, attraversando paesi sconvolti da guerre fratricide e odi etnici, hanno innescato un sistema di relazioni e di scambi dove la pace, la speranza, il confronto e la solidarietà sono divenuti le vere tappe che hanno scandito il loro viaggio, sostenuto dalla volontà e dal coraggio di impersonare e dar voce al simbolico femminino, generatore di vita e creatore di relazioni feconde.  Proprio come inno alla vita Pippa Bacca ha realizzato durante il viaggio la “Lavanda dei piedi” alle ostetriche del posto, come simbolo di riconoscenza e gratitudine verso queste donne che permettono alla vita di nascere in luoghi in cui la guerra troppo spesso non ne ha rispetto. Silvia Moro ha invece utilizzato l’antichissima arte del ricamo che ha varcato i confini territoriali e culturali ancora prima di quelli linguistici, chiedendo alle donne che ha incontrato in ogni paese di realizzare ricami sul suo abito che contaminandone il bianco, rivelano e testimoniano la rete di connessione e relazioni possibili  come  dissolvimento dei limiti territoriali, culturali e linguistici,  in nome della pace.  In mostra anche le opere fotografiche di Sirio Magnabosco, il fotografo che a Istanbul ha raccolto dal vivo le testimonianze dei rituali-performances quotidiane come il lavaggio degli abiti, le persone, i loro mestieri, l’interazione con i luoghi, la visita alle associazioni culturali, i rapporti con gli artisti locali.
Il giorno dell’inaugurazione (9 dicembre ore 18.30) sarà presentato anche il catalogo della mostra (Magazzini Salani).   Fondazione Mudima di Milano (Via Tadino 26)Inaugurazione 9 dicembre ore 18.30La mostra rimarrà aperta fino al 23 dicembre e riaprirà dal 7 al 22 gennaio 2010lun.-ven. 10.30/12.30 –  15.30/19.30