Fino al 20 marzo al Teatro Stanze Segrete di Roma,”LE SERVE” di Jean Genet per la regia Carlo Cianfarini. In scena Chiara Pavoni, Maria Grazia Bordone, Elena Larocca.
L’episodio che ha liberamente ispirato Jean Genet nella scrittura de Le Serve è realmente accaduto a Le Mans, in Francia, nel 1933. Il fatto di cronaca narra di due domestiche, le sorelle Papin, cameriere irreprensibili, che uccisero la loro padrona e sua figlia in preda a lucida follia.
Contrariamente a loro, Chiara e Solange, le Serve di Genet, venerano e odiano la Signora. Ogni notte nella solitudine della casa, quando lei è assente, rubano i suoi vestiti per rappresentare attraverso l’iperbole di una cerimonia teatrale, in cui una di loro interpreta il ruolo della Signora e l’altra quello della serva sorella, un immaginario ultimo atto che prevede come finale l’assassinio della padrona.
Un palcoscenico, tre donne, tre attrici che interpretano, recitano altrettanti ruoli: finzione……… o forse no? E’ questo il teatro di Genet, la finzione che riproduce la realtà che , a sua volta, è finzione e apparenza: le due serve Claire e Solange, protagoniste di questo intenso dramma ispirato ad un reale fatto di cronaca, sono la quintessenza del “giuoco delle parti” che è proprio della scena e della vita. Le due sorelle sono intimamente legate da un meccanismo illusorio perverso che le conduce a recitare l’una la parte della Signora-la terza delle figure femminili, elegante e invidiatissima-, l’altra la parte della sorella.
In questa perpetua finzione si perdono, smarriscono la loro identità, il loro equilibrio mentale si disgrega conducendole dapprima a ordire un omicidio, poi ad avviarsi esse stesse verso la morte, unica e sola via per interrompere la finzione nella quale si sono rinchiuse, prigioniere della loro stessa volontà di esistere solo essendo “altro da sé”. Effetti metateatrali, in questo testo, in perfetto stile pirandelliano: qui è il dramma a prevalere, quello di due menti malate, certo, ma di una malattia che affligge tanti che aspirano ad “essere” vestendo i panni altrui, indossando una maschera o rincorrendo l’apparenza .”Ogni realtà è un inganno”*: è questa l’unica certezza.