I suini ipotizzati quali fonti primarie di infezione, al momento rappresentano un rischio trascurabile per il nostro Paese sia perchè l’Italia non importa suini vivi da quelle zone sia perchè i casi influenzali umani nord americani rappresentano fenomeni di contagio interumano. L’influenza del suino è una importante e frequente causa di patologia respiratoria acuta nell’allevamento suino, tanto che vengono effettuati interventi di routine da parte dei servizi sanitari.  Il Sottosegretario alla Salute On. le Francesca Martini, rende noto che da vari anni, l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLER), già Centro di Referenza Nazionale per le malattie vescicolari del suino, ha reso sistematico un programma di screening con lo scopo di monitorare la circolazione dei virus influenzali suini e teso allo studio delle caratteristiche dei ceppi circolanti che, comunque, appartengono ai ceppi influenzali circolanti in Europa. Il Ministero finanzia inoltre ricerche in collaborazione tra Istituti Zooprofilattici (IZSLER e l’IZS delle Venezie già Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza aviaria) e Istituto Superiore di Sanità per lo studio delle possibili ricombinazioni virali e della trasmissione di ceppi influenzali dagli animali all’uomo, rilevato che i virus influenzali di tipo A sono caratterizzati da un’elevata capacità di effettuare “passaggi” da una specie ad un’altra. Sono in esecuzione altresì studi osservazionali, in particolare un progetto finanziato dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro, per valutare l’esposizione di lavoratori, addetti ad allevamenti  avicoli e suinicoli, rilevati positivi agli anticorpi contro virus influenzali aviari e suini e quantificarne l’eventuale rischio legato all’attività lavorativa. Pertanto il Ministero resta in uno stato di vigilanza attiva per osservare l’evoluzione della situazione nord-americana ed in attesa delle valutazioni congiunte che verranno adottate in ambito comunitario.