Ogni giorno, nelle città di tutto il mondo, si mettono in scena spettacoli assurdi, tragicomici, surreali, spesso involontari.
Non hanno registi, né copioni.
Non vendono biglietti, né ricevono recensioni.
Eppure sono ovunque: alle poste, nei supermercati, in treno, nelle assemblee condominiali.
Benvenuti nel teatro dell’assurdo che chiamiamo realtà.
Qui, ogni gesto è iperbolico, ogni frase fuori contesto, ogni personaggio degno di un palco mai illuminato.
E noi — spettatori involontari — possiamo solo applaudire in silenzio.
🎟 Scena 1 – “La fila che non c’è (ma che c’è)”
Location: ufficio postale, ore 11:17
Genere: dramma esistenziale collettivo
La fila non esiste ufficialmente. Nessun numeretto, Le persone si guardano con sospetto, spostano un piede, fanno cenni interrogativi con le sopracciglia.
Un signore con cappotto marrone azzarda: “Lei era dopo di me?”
La signora risponde con una domanda vaga: “Mah, io ero lì… forse…”
Durata della scena: 24 minuti di silenzio ostile e gestualità passivo-aggressiva.
Voto della critica: ★★★☆☆ – Finale aperto.
Commento: Kafka approverebbe.
🎭 Scena 2 – “Supermercato, corsia 7: dramma dei carrelli incrociati”
Location: supermercato sotto casa, ore 19:05
Genere: commedia grottesca
Due carrelli si incontrano nella corsia più stretta del supermercato.
Nessuno vuole cedere.
Partono sorrisi falsi, piccoli cenni teatrali di cortesia che celano rabbia repressa.
Il climax arriva quando uno dei due protagonisti butta lì un “Vabbè, faccia lei” che suona come una dichiarazione di guerra psicologica.
Voto della critica: ★★★★☆ – Momento di tensione degno di Tarantino.
Commento: Esilarante. Finale improvviso con retromarcia goffa.
🏢 Scena 3 – “Assemblea condominiale, atto unico (si spera)”
Location: cortile condominiale, ore 20:30
Genere: tragedia surreale con inserti comici involontari
Un signore con canotta espone il problema delle foglie nel cortile.
Segue una dissertazione di 40 minuti su chi dovrebbe raccoglierle.
Nel mentre, il presidente di assemblea perde il controllo della riunione e propone di cambiare la marca del detersivo usato dalle imprese di pulizia.
Una signora in vestaglia propone un comitato per le tovagliette della sala comune.
Voto della critica: ★★★☆☆ – Straziante, lento, disperante.
Commento: Beckett in ciabatte.
🪑 Scena 4 – “Sala d’attesa: monologo interiore collettivo”
Location: studio medico, ore 9:50
Genere: introspezione corale muta
Persone in attesa, ognuna persa nel proprio monologo interiore.
Gli sguardi si incrociano ma nessuno parla.
Una rivista del 2003 fa da oggetto scenico principale.
Il protagonista assoluto: l’orologio digitale della parete che avanza troppo lento.
Voto della critica: ★★★☆☆ – Pura distillazione del tempo che non passa mai.
Commento: Un capolavoro minimalista.
🎭 Conclusione – La vita è un palcoscenico (e la biglietteria è chiusa)
La realtà è piena di scene assurde che superano qualsiasi pièce teatrale contemporanea.
Il nostro consiglio? Osservarle, apprezzarle, e forse anche applaudirle.
Perché il teatro dell’assurdo è ovunque.
E la verità è che, spesso, il pubblico siamo noi. Ma anche gli attori.