Per il Trittico Beckettiano Cauteruccio ha scelto Atto senza parole, Non io e L’ultimo nastro di Krapp tre pièces brevi tra le più riuscite che Beckett ha consegnato al teatro, capolavori che richiedono ai tre interpreti grande impegno e grande energia. I protagonisti sono rispettivamente Fulvio Cauteruccio, Monica Benvenuti e lo stesso regista nei panni di Krapp. La regia del Trittico è basata principalmente sul lavoro degli attori e sul conseguente rigore dell’esecuzione ma, come avviene solitamente nelle messe in scena di Cauteruccio, una particolare attenzione è prestata all’elemento scenico-visuale (le scene sono firmate da André Benaim). Affidata a Fulvio Cauteruccio l’interpretazione di Atto senza parole, una sorta di concerto per corpo e vuoto, per azione e ininterrotti fallimenti (testo del 1956 scritto per il mimo Deryk Mendel, e di cui in Italia si ricorda la prima messa in scena nel 1962 di Franco Enriquez con Glauco Mauri) rende merito ad un lavoro mimico-gestuale che esalta e sottolinea l’ incisiva capacità dell’attore di azione e espressione nello spazio scenico. Spazio abitato da oggetti in movimento creati dall’autore e qui utilizzati in una macchineria teatrale di forte impatto. In Non io la sostanza teatrale si riduce ad una bocca che parla di se stessa nel buio, uno dei “simboli” più indicati a rappresentare la poetica del grande drammaturgo. Cauteruccio assegna il ruolo di Bocca alla cantante soprano Monica Benvenuti, nota nel panorama nazionale e internazionale per le sue interpretazioni nel repertorio della musica contemporanea. La sua sola bocca invade il profondo vuoto scenico: una prova straordinaria di uso della voce. Con L’ultimo nastro di Krapp Giancarlo Cauteruccio affronta il testo anche come attore (interpretazione che gli ha valso la segnalazione ai Premi UBU come miglior attore protagonista). Nell’essenzialità della scena, Krapp, vecchio scrittore fallito, inesorabile mangiatore di banane e instancabile ascoltatore della sua voce registrata, si inoltra nel buio che lo circonda per sentirsi meno solo. Solo in scena, in compagnia di un magnetofono e un numero cospicuo di bobine ben ordinate, compie un viaggio nel suo passato. Tanti nastri, registrati ogni compleanno per tramandare brandelli di vita e di esperienza, vengono riascoltati e mescolati per poi dichiarare il fallimento. Teatro Marrucino di Chieti mercoledì 10 maggio ore 21.00