Dall’idea di voler ridefinire il rapporto con lo spettatore, prende vita lo spettacolo Un Pasticciaccio (liberamente ispirato a “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” di Carlo Emilio Gadda) che, proprio come il testo di Gadda, immerge chi ascolta in una storia fitta di dialetti e incomprensioni, che taglia la nostra realtà quotidiana molto da vicino, rivelandocene gli strati sovrapposti, le incoerenze e le debolezze, che sono la nostra umanità. Liliana Balducci è stata uccisa, le indagini cominciano oggi stesso. “Un pasticciaccio” è la storia, in due puntate, di questo delitto e del tentativo di risolverne l’enigma. Lo spettacolo è una commistione di generi, con il pretesto del poliziesco si innesca la storia: già da subito la linea narrativa però si disfa nei sogni di voluttà del protagonista, si inerpica lungo la stretta via degli indizi alla ricerca di una soluzione. La pièce segue uno sviluppo narrativo che si basa su un intrico di immagini e personaggi che non offriranno risposte ma piuttosto versioni contrastanti dei fatti. Infatti, proprio come il romanzo, il giallo non avrà una soluzione e non vi sarà la scoperta del colpevole; poiché secondo la concezione di Gadda, la realtà è troppo complessa e caleidoscopica per essere spiegata e ricondotta a una logica razionalità, la vita è un caos disordinato, un “pasticciaccio” di cose, persone e linguaggi.Il regista Lorenzo Montanini, quindi, adatta il testo pur mantenendosi fedele all’opera originaria, ne conserva l’uso dei dialetti e la commistione tra commedia e tragedia, che nello spazio di pochi minuti si affiancano l’un l’altra, si alternano e si intrecciano; il comico diviene come una percezione intuitiva dell’assurdo, ancora più terribile perché non offre via di scampo. Lo spettacolo è per un massimo di 15 spettatori a sera, a pianta centrale, tutti raccolti in una piccola stanza. Lo scopo è offrire a ogni spettatore un racconto “personalizzato”, dare la possibilità a chi vi assiste di creare un proprio percorso e una propria prospettiva all’interno dell’opera, donando, così, a ognuno diversi punti di vista, un’esperienza volutamente differente da chi siede loro accanto.