Ora sapeva cos’era l’inquitudine implacabile che può venir risvegliata da ogni parola, da ogni gesto, e che necessita di molte conferme per placarsi.
L’Autore? Un patriarca della letteratura slovena che dopo La villa sul lago (Rovereto 2002), Necropoli (Roma 2008), Qui è proibito parlare (Roma 2009) e per Zandonai Il petalo giallo (2007) e la raccolta di racconti Il rogo nel porto (2008), ci delizia con Una primavera difficile (Zandonai, 2009).  É Boris Pahor che  aggiunge alla sua già vasta produzione sia narrativa sia saggistica, questo gioiello letterario che esprime ancora una volta le lacerazioni da cui scaturisce la sua prosa intensa e coinvolgente. Una primavera difficile è la contrastata storia d’amore tra un reduce sloveno dai campi di concentramento nazisti, ospite di un sanatorio alle porte di Parigi, e Arlette, una giovane infermiera francese. La vita del protagonista è un dormiveglia in una serra di vetro ma l’amore, malgrado tutto, porterà quella sferzata di vitalità necessaria a fugare le ombre e riconquistare la libertà, quella dell’anima. Imperdibile!