Così dice Franco Vacchi che ha firmato questa Butterfly con il preciso scopo di fare un passo avanti nella comprensione dell’arte di Giacomo Puccini. E in un contesto temporale e culturale differente da quello del Giappone della fine del XIX secolo (quando furono scritti il racconto di John Luther Long e la pièce teatrale di David Belasco da cui Illica e Giacosa trassero Madama Butterfly), l’Opera riesce ancora a trasmettere emozioni forti, scavando nelle profondità più recondite nell’animo.

Siamo a Nagasaki. Puccini incentra tutta l’opera sulla protagonista, Cio-cio-san (Butterfly), una fragile e ingenua geisha-bambina di appena quindici anni che viene data in sposa, al prezzo di cento yen e secondo la legge giapponese (durata per 999 anni con facoltà di recesso ogni mese), a un tenente della marina americana, F.B.Pinkerton.

Cio-cio-san appartiene a una famiglia benestante che, cadendo in rovina, non le lascia altra speranza che fare la geisha. Ma è disposta a tutto per il suo amore Pinkerton: prima rinnega il suo credo religioso in favore di quello del suo sposo (atto che non viene in alcun modo accettato dai suoi familiari che non capiscono la potenza dell’amore di questa fanciulla e arrivano persino a maledirla) poi rifiuta il sincero amore del ricco principe Yamadori nella speranza che il suo Pinkerton ritorni a casa nonostante l’assenza di tre anni.

Butterfly non capisce che Pinkerton, al quale ha dato un figlio che non ha mai conosciuto suo padre, non tornerà. Ecco l’inganno: tutti i personaggi intorno a Butterfly, tranne la protagonista, sono coscienti della falsa promessa di matrimonio. A questo punto qualunque sacrificio è vano: Pinkerton, saputo dal console Sharpless del figlio avuto da Butterfly, torna a Nagasaki in compagnia della moglie americana Kate. Cio-cio-san è in trepidante attesa, avendo passato tutta la notte a spiare l’arrivo del suo amato; Pinkerton non regge il confronto con la piccola finta-moglie illusa. Butterfly capisce tutto incontrando Kate la quale si mostra disposta a prendersi cura del bambino e a provvedere per il futuro della piccola geisha illusa. Ecco che si compie l’ultimo sacrificio: Butterfly si toglie la vita per la delusione della perdita di un marito che aveva tanto amato e atteso e per la “necessaria” perdita del figlio, nei cui occhi aveva sempre visto la gioia della libertà.

Questa la storia. La musica di Puccini che sottolinea gli stati d’animo dei protagonisti, segue un flusso sonoro quasi ininterrotto che non comprime arie fra le più appassionate e apprezzate del repertorio operistico italiano, come quella di Cio-Cio-San del secondo atto (”Un bel dì vedremo”), il duetto del primo atto (”Scuoti quella fronda di ciliegio”) e il bellissimo coro a bocca chiusa che divide II e III atto.