2019. Dalla collezione Spidi, Beta Evo Light, il cappotto da moto confortevole e leggero: tessuto esterno a 3 strati con membrana H2Out® laminata direttamente sul tessuto esterno per assicurare impermeabilità e idrorepellenza. Protettori estraibili Warrior Light su spalle e gomiti. Fodera staccabile, Beta Evo Light è garantito dalla certificazione CE in classe A. Un cappotto, dunque, confortevole, elegante, oseremmo dire, fashion…

cappotto da moto

Per trovare l’antenato di questo capo di abbigliamento, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo:1944, cappotto da motociclista portaordini.

Durante le due guerre i portaordini rappresentarono una forma di comunicazione preziosissima, se non addirittura cruciale. Con le linee telegrafiche e radio spesso interrotte e il rischio che i messaggi trasmessi attraverso questi canali fossero intercettati, quello del portaordini era un sistema di spedizione quasi garantito in quanto le probabilità che un motociclista in viaggio da solo fosse arrestato erano basse. I centauri potevano imboccare strade alternative a quelle interrotte dai posti di blocco e danneggiate dai bombardamenti, percorrere velocemente le distanze e consegnare i plichi di persona.

Non c’era orario o maltempo che li potesse fermare, motivo per cui erano necessari indumenti altamente protettivi. Questo cappotto confezionato dall’Albert Gill LtD nel 1944 , è di tessuto gommato impermeabile accoppiato con tela di cotone Macintosh. Anche in seguito a un trattamento ammorbidente era certamente un capo scomodo e pesante da indossare, sebbene in compenso offrisse una tenuta stagna all’acqua e al vento. Il taglio a doppiopetto costituiva un ulteriore strato protettivo per il torace, con l’aggiunta di un risvolto di protezione a patta che impediva l’ingresso dell’acqua. La caratteristica più distintiva rimane comunque la tasca porta carte trasversale sul petto, in cui erano riposti i documenti. Particolare successivamente mutuato dalle moderne giacche da biker.