“ Due esseri, un fratello e una sorella, lei in aria di zitellaggio, lui infantile e saccente, hanno più o meno quaranta, quarantacinque anni, ormai si aggrappano l’uno all’altro. Vivono chiusi in un appartamento un po’ cuccia un po’ prigione … Solo di notte, tra stelle che si allontanano sempre di più, prostitute che passeggiano, tagli di luna metropolitana, i nostri due antieroi riescono a parlare, a raccontare verità e mitomanie, falsità mista a realtà, ad affrontare la propria malattia, ad analizzarla, a fare luce sulle proprie zone d’ombra.” Così ci descrive Vita Natural Durante Enrico Maria Lamanna, regista dell’opera scritta da Manlio Santanelli, che con il suo tocco riesce a spingere la vicenda disperata di Antonio e Priscilla fino al paradosso. Tra momenti a tratti grotteschi a tratti noir, l’ironia, faccia triste della comicità, è padrona. Merito anche dei due protagonisti Michele La Ginestra e Marioletta Bideri i cui tempi comici impeccabili riescono a porre un accento nelle parti in cui la commedia mostra la sua vera tematica. Il dramma dell’uomo, la sua fragile psicologia sono lo spunto di come una convivenza forzata fondata sulla rinuncia e sul controllo dell’uno sull’altro possa essere malvagia e portare solo ad una tragica soluzione. Chiave di lettura le parole di Manlio Santanelli: “sono un autore malato, sono un autore meschino, tendo al comico per disposizione naturale, ereditaria oserei dire se avessi meno rispetto per i miei avi. Sono, di conseguenza votato alla disperazione. Il bisogno che i miei simili hanno di ridere (e io con loro) mi appare come la spia più inquietante del malessere che attanaglia il genere umano, quel genere umano al quale, ancorché con alterne vicende, continuo ad appartenere”.