“2008: un anno impegnato per realizzare le riforme che consentano all’Italia di uscire dal tunnel”. Queste le parole del leader del Pd Walter Veltroni durante la conferenza stampa tenutasi in Piazza Santi Apostoli in seguito all’approvazione da parte del senato della Finanziaria. Tema del giorno l’alba di una “nuova stagione di riforme istituzionali, dei regolamenti parlamentari e della legge elettorale”. “La famosa spallata che era stata annunciata non c’é stata”. Così Veltroni ribadisce a ciò che più volte l’ex premier Silvio Berlusconi aveva predetto. Così nonostante le dichiarazioni del leader della Cdl a Panorama del giorno (su Canale 5) in cui ha ribadito di essere stato l’unico ad essersi impegnato a cercare di fare implodere questa maggioranza e l’unico che si è mobilitato per dare voce alla volontà degli italiani, Palazzo Chigi lo ha invitato a sedersi al tavolo delle riforme in seguito alle ”considerevoli e apprezzate aperture al dialogo da parte di molte forze politiche”. Infatti il leader di An Gianfranco Fini in una lettera pubblicata in prima pagina dal Corriere della Sera invoca per il centrodestra una doverosa riflessione e l’attuazione di ”una strategia semplice e chiara che parta da un dato politico tanto ovvio quanto fin qui pervicacemente negato da Berlusconi. Il governo cadrà un secondo dopo che si avrà la certezza che dopo Prodi non si torna subito alle urne con l’attuale legge elettorale”. E pensare che ieri l’aula del Senato ha approvato l’articolo aggiuntivo 53 bis della Finanziaria, riguardante l’introduzione della class action (che consente di estendere, i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed ottenuto il riconoscimento delle proprie pretese, a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti) nell’ordinamento giuridico italiano, con 158 voti favorevoli, 40 contrari e 116 astenuti. L’emendamento ha ricevuto il via libera per un errore del senatore di Forza italia, Roberto Antonione, che ha votato a favore della maggioranza. Infatti se Antonione non avesse sbagliato pulsante il voto dei contrari e astenuti sarebbe stato pari a quello dei favolrevoli causando così la bocciatura del provvedimento. Forse ha ragione Giulio Andreotti quando dice che “se il Senato fosse un negozio, sarebbe già chiuso per fallimento”.”Un provvedimento all’amatriciana”. Questa la definizione di Luca Cordero di Montezemolo data al via libera del Senato alla class action. “E’ una misura sbagliata, rozza, che creerà grandissimi problemi. Si importa dagli Usa qualcosa che sottopone le aziende, in particolare quelle più piccole, a ricatti e problemi con una magistratura i cui tempi sono uno dei punti più negativi del Paese” ha ribadito il leader degli industriali. Opposto il parere di Altroconsumo, definendo la class action “un passaggio storico, uno strumento per garantire una più efficace, anche se migliorabile, tutela dei consumatori nelle controversie di massa, la cui importanza è già stata riconosciuta dalla Commissione europea”. Non è dello stesso parere il Codacons che preannuncia almeno tre giudizi, con almeno tre gradi l’uno, per un totale di nove processi, per chiudere un procedimento.