Ha ricevuto il premio come miglior solista strumentale a «Les Victoires de la Musique Classique» ( gli Oscar francesi della musica classica). Le sue recenti registrazioni hanno riscosso i maggiori ricoscimenti internazionali. Suona il pianoforte ma non ne vuole uno a casa. Perchè , dice, ” è solo un mezzo che mi permette di eseguire musica scritta per qualsiasi altro strumento, per esempio il clavicembalo”. Infatti è un musicista molto esperto per la tastiera del periodo barocco.E’ il pianista francese Alexandre Tharaud, per la prima volta ieri sera, sul palco Dell’Auditorium Parco della Musica (Roma, viale Pietro de Coubertin 30, tel. 06.8082058) insieme al quintetto dei solisti dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia: Carlo Parazzoli e Alberto Mina, violini; Raffaele Mallozzi, viola; Carlo Onori, violoncello; Antonio Sciancalepore, contrabbasso.Con talento e abilità i musicisti hanno interpretato il Concerto in sol minore BWV 1058 di Bach, sette Sonate di Scarlatti e poi ancora a Bach con altri due concerti (in fa minore BWV 1056, in re minore BWV 1052), la Siciliana dal Concerto BWV 596 per organo e l’ Adagio dal Concerto italiano BWV 974.Un programma interessante, visto dall’eccentrico musicista “come una sfida”. Infatti per quanto riguarda i Concerti di Bach, si tratta di brani musicali (“arrangiamenti, rielaborazioni, estrapolazioni da lavori di Vivaldi, Benedetto Marcello, Albinoni, che nelle mani del genio tedesco assunsero un’ autonoma connotazione creativa) scritti per il cembalo ma suonati al pianoforte, concepiti per un ‘orchestra ma eseguiti come se fosse musica da camera.Il risultato? Straordinario. La forza comunicativa di Alexandre Tharaud porta ad un coinvolgimento totale. Quasi sensoriale. Il suo pianoforte, assoluto protagonista, conduce un dialogo che alterna passaggi vorticosi, staccati improvvisi ad “arie” dolci e struggenti che creano un ‘atmosfera sospesa, intima, spirituale. E’ proprio vero che dopo Bach c’è Dio!