Con un ricco programma (l’Ouverture Coriolano e la Sinfonia nr 4 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n° 9  “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvořák) parte la nuova stagione dell’Orchestra Sinfonica di Roma. A dirigere il Maestro Francesco La Vecchia. La nascita dell’Ouverture Coriolano op 62 in do min, che Beethoven compose nel 1807 su richiesta dell’amico drammaturgo Heinrich Joseph von Collin, autore di una tragedia ispirata allo stesso eroe romano che era già stato al centro di uno dei primi drammi shakespeariani, va ricondotta all’uso di inserire brani cantati e strumentali all’interno di spettacoli teatrali. E si può immaginare che un personaggio come Coriolano – che con sdegno rifiuta di utilizzare per il proprio tornaconto il favore della plebe e che per un’ingiusta accusa di tradimento muove guerra alla sua stessa patria per morire infine suicida – dovesse riscuotere la simpatia di un uomo poco incline ai compromessi quale era Beethoven.  La quarta sinfonia di Ludwig van Beethoven in Si bemolle maggiore op. 60 fu composta nel 1806 ed eseguita per la prima volta nel marzo 1807 a Vienna. Fu definita da Robert Schumann “una slanciata fanciulla mediterranea fra due giganti nordici” e questa immagine di opera quasi disimpegnata e implicitamente “minore” è ormai difficile da estirpare. Certamente non siamo davanti alle tensioni mostruose della Terza sinfonia “Eroica” o della Quinta alla quale Beethoven stava già lavorando intensamente, ma non si tratta di un lavoro di evasione. La grande differenza tra la Quarta e le due sinfonie adiacenti in realtà consiste soprattutto in una diversità di espressione. Essa risulta infatti più trattenuta, più moderata nel tono anche se i contenuti e le inquietudini che la percorrono sono notevoli. La Sinfonia n. 9 in mi minore di Antonín Dvořák (op. 95), più nota col titolo di Sinfonia “Dal nuovo mondo” fu composta nel 1893 ed è l’ultima fra le sinfonie di Dvořák. Il titolo si riferisce evidentemente all’America, cui Dvorak intese dedicare una Sinfonia in seguito alla sua nomina a direttore del New York National Conservatory of Music. La cultura americana stimolò e arricchì Dvořák, che propose una sinfonia di matrice classica europea, ma contaminata dalla musica autoctona, come gli spirituals. “Nella Sinfonia n. 9 ho semplicemente scritto temi originali che racchiudono le peculiarità della musica indiana” ha scritto Dvořák.