La ricerca avanza e l’ipotesi di un vaccino permanente che contrasti il virus dell’HIV appare sempre più realistica. La prima buona notizia viene dall’estremo oriente: un gruppo di ufficiali medici americani e di ricercatori thailandesi ha sperimentato una combinazione di farmaci anti-Aids su un campione di 16000 pazienti negativi al test HIV, dimostrando che, nel corso del tempo, la terapia congiunta ha ridotto il rischio di contagio del 31,2%. I pazienti coinvolti (il più alto numero di persone mai impiegato in una ricerca medica di questo tipo), tutti thailandesi tra i 18 e i 30 anni con una probabilità di contrazione del virus nella media, sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stata somministrata la combinazione di Alvax (che aumenta l’immunità al virus) e Aidsvax (che predispone l’organismo a rispondere positivamente all’Alvax). La seconda metà del campione ha ricevuto invece un banale placebo. A distanza di tre anni, è stato rilevato che tra le 8197 curate con l’abbinamento Alvax-Aidsvax solo 51 avevano contratto l’HIV. A fronte dei 74 contagi registrati nell’altro gruppo. Margine di riduzione del rischio, nel primo caso: 31,2%.L’esito della ricerca ha diviso il mondo scientifico. Per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) Enrico Garaci, i risultati ottenuti “sono importanti e promettenti, anche perchè consentono di abbattere lo scetticismo che si era creato e che aveva scoraggiato i finanziatori”. La lega italiana per la lotta all’Aids (Lila), pur ammettendo la rilevanza dell’esperimento, ha sottolineato la necessità di investire di più nell’opera di prevenzione. Decisamente più tipieda la reazione di Francois Barre-Sinoussi, uno degli scopritori del virus HIV: per il premio Nobel 2008, lo studio thailandese “mostra una certa efficacia” ma dovrà comunque spiegare “quale risposta immunitaria è associata alla protezione di questo 31 per cento”.