Dal 19 febbraio Eros Pagni domina da protagonista una delle commedie di maggior successo di Molière, La scuola delle mogli, che la regia di Marco Sciaccaluga, nella versione italiana di Giovanni Raboni, porta sul palcoscenico del Teatro Argentina, trasponendo l’azione dal Seicento ai primi anni del Novecento per offrire uno specchio della società di tutti i tempi. Un grande classico del teatro che il commediografo francese scrisse nel 1662, vestendo di una travolgente “vis comica” un capolavoro di analisi psicologica e comportamentale che ai tempi di Luigi XIV scandalizzò Parigi per l’ironia grottesca, la forza provocatoria del suo assunto narrativo, e l’originalità con cui venivano definiti i suoi personaggi. Nell’opera Molière racconta la storia dell’amore impossibile tra un uomo anziano, Arnolfo, e una ragazza, Agnese, che egli ha educato con il progetto di farne la moglie ideale, venando probabilmente il copione di un certo autobiografismo (proprio in quell’anno l’autore, ormai quarantenne, aveva sposato la ventenne Armande Béjart, figlia o sorella della sua amante Madeleine). L’opera diventa così un’avventura teatrale per svelare l’inesorabile conflitto tra i sogni e lo svolgimento della realtà, l’ineluttabile dominio maschilista sulla donna, e l’illusione che le ideologie possano dominare la natura umana, piegandola al loro intransigente volere.  Un inno squisitamente teatrale alla libertà individuale che mal sopporta i vincoli imposti dall’autoritarismo ideologico di cui si alimentano i sogni pedagogici e matrimoniali di Arnolfo. Ed infatti, il protagonista nutre una radicale sfiducia nelle donne e nell’istituzione matrimoniale: fattori che, se combinati insieme, determinano, secondo lui, l’inarrestabile proliferazione nella società di una moltitudine di menzogne, d’inganni e di infelicità. Arnolfo confida al coetaneo Crisaldo che tredici anni prima, approfittando della miseria di una madre, ha acquistato la tutela di sua figlia,  una bambina di quattro anni, per farla crescere lontano dalle insidie della società e dalla tentazione corruttrice di ogni forma d’istruzione.  Meglio una moglie ingenua e sciocca che una consorte bella e intelligente, sostiene convinto. Ma lo sviluppo della commedia gli dimostrerà l’impossibilità di condizionare la mente e la natura umana. All’ingenua Agnese, infatti, basta incontrare per un attimo lo sguardo del giovane Orazio per subire una metamorfosi radicale, che sveglia i suoi sensi e fa nascere in lei la necessità di conoscere e di imparare. E a nulla valgono gli impedimenti dell’ostinato Arnolfo, al quale l’ignaro Orazio confessa i suoi progetti di felicità.  Con Eros Pagni nei panni di Arnolfo, ruolo che già fu di Molière, recitano nello spettacolo Alice Arcuri (Agnese), Roberto Serpi (Orazio), Roberto Alinghieri (Alain), Mariangeles Torres (Giorgina), Federico Vanni (Crisaldo), Marco Avogadro (Enrico), Massimo Cagnina (Oronte), Pier Luigi Pasino (un notaio). La scena è firmata da Jean-Marc Stehlé e Catherine Rankl (che ha disegnato anche i costumi), le musiche sono di Andrea Nicolini e le luci di Sandro Sussi.