Il monito arriva da una ricerca del programma “Biomed” (Biomedicine and health) finanziato dall’Unione Europea: anche se l’uso regolare dell’aspirina può ridurre l’incidenza di infarti non mortali o di ictus di circa il 12%, cresce la probabilità di emorragie interne nelle persone che non hanno un’anamnesi di malattia importante. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “The Lancet” ed è stato coordinato dal dottor Colin Baigent del Clinical Trial Service Unit e dell’Epidemiological Studies Unit dell’università di Oxford. «Le linee guida attuali – hanno detto i ricercatori – ignorano largamente qualsiasi differenza nel rischio di emorragie e consigliano che l’aspirina venga usata ampiamente per la prevenzione primaria di quest’ultime, con un rischio moderatamente aumentato di malattia cardiaca coronarica. È stato anche suggerito che, dal momento che l’età è un fattore determinante del rischio di malattia coronarica, l’assunzione giornaliera di aspirina dovrebbe iniziare in tutte le persone a partire da una certa età, sia da sola o combinata ad altri farmaci». Non sarebbe quindi preso in considerazione il pericolo in cui potrebbero incorrere le persone dai 50 anni in su.«La sicurezza farmacologica è importante quando si tratta di fare raccomandazioni per milioni di persone sane», ha detto Baignet secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Daily Mail.