Camminiamo veloce sulla strada della vita: il tempo scorre inesorabile, e facilmente si perde la voglia di regolare i conti con tutto il sospeso di un passato dimenticato. Fintanto che non si viene risvegliati da una vecchia bomba della Seconda Guerra Mondiale che deve essere rimossa da un cantiere in costruzione: lungo i corridoi di Villa Rosa, oltre quelle porte, l’imprevisto genera scompiglio, ma in fondo chi è preparato a ridiscutere le pieghe prese dal proprio destino: tante storie da leggere in “Bagaglio leggero”, di Tamburini Alessandro, Pequod Edizioni, pp. 157, 2006, Euro 14,00. In punta di piedi, saltellando tra catarri, pannoloni, demenze, briscole, nostalgie, bastoni e carrozzelle, tra un coro di voci opache che faticano a farsi ascoltare da qualcuno, si susseguono tante cose in un’inusuale domenica da sfollati. Un bagaglio leggero, certo, ma quanti ricordi, rimpianti, sogni disillusi dentro: il percorso di poche centinaia di metri di un anziano che decide di affrontare da solo la città per andare a tagliarsi i capelli dal barbiere, diventa avventuroso e intenso con la moglie morta sempre accanto. Oppure l’amore struggente di un finale dolce amaro in cui lo scrittore perde per un attimo la lucidità che lo ha accompagnato fino a quel momento per lasciarsi avvolgere anche lui. Un tenerissimo romanzo, difficile ad una prima lettura, ma che presto ripaga dello sforzo iniziale: negli occhi di questi vecchietti è possibile scorgere un mondo che ci sta sfuggendo. In una generazione che a trent’anni ha già avuto più di tutte quelle che l’hanno preceduta, si può scorgere ancora quella forza di aggrapparsi alla vita, anche in chi ha vissuto a sufficienza: nuovi stimoli, che daranno vita a nuovi sogni e forse a nuove illusioni ma sempre, fortissimamente volli, vita.