Coinvolgente, emozionante il concerto di oggi (replica domani 14 dicembre alle 20.30) dedicato al musicista che con la sua produzione sinfonica operò una svolta tale da diventare pietra di paragone per tutti i musicisti delle generazioni future. Parliamo di Beethoven, l’artista libero che dedicò alla sue Nove Sinfonie una cura quasi maniacale.  E dagli strumenti magicamente suonati dalla Sinfonica di Roma diretta dal carismatico Francesco La Vecchia, le note della Sinfonia n.6 detta “Pastorale”, hanno espresso un’altra volta i sentimenti suscitati dal contatto con la natura. Un mondo popolato da gente semplice che il musicista di Bonn apprezzava. Suggerisce un’atmosfera idilliaca e serena, la Sesta, tranne la descrizione delle tempesta che sfuma nell’Allegretto finale. Un’atmosfera che Beethoven agognava come risulta da una lettera è indirizzata nel maggio del 1810 a Therese Malfatti, nobildonna e amica “intima” del compositore. (…) Io conduco una vita molto solitaria e tranquilla. Ci sono sì, qua e là, delle luci che vorrebbero svegliarmi, ma da quando tutti Loro sono andati via da Vienna, io sento in me un vuoto che non può essere colmato e che neppure la mia arte, che di solito mi è fedele, riesce a farmi dimenticare (…) Quanto è stata fortunata Lei, che è potuta andare in campagna già così presto.Io non potrò godere tale beatitudine sino al giorno 8, ma già me ne rallegro come un bambino solo a pensarci. Come sarò lieto di potermene andare in giro per un pò fra siepi e boschi, fra alberi, erbe e rocce. Non c’è nessuno che possa amare la campagna quanto me. Dai boschi, dagli alberi, dalle rocce sorge l’eco che l’uomo desidera udire.All’atmosfera lirica e pacata suggerita della Sesta ha fatto da contrasto la Sinfonia n. 7. Scritta tra il 1811 ed il 1812, rimanda un carattere eroico, grandioso, energico. Per Beethoven, infatti questa sinfonia, segna un nuovo capitolo della sua vita. A dispetto della sordità che è causa di sofferenza per l’impossibilità di comunicare, il Genio dimostra la sua grandezza interiore attraverso una composizione sviluppata sul ritmo e attraversata da un’energia quasi ossessiva.Richard Wagner nella sua “L’Opera d’arte dell’avvenire” così scrisse: La sinfonia è l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nella sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente.