Non è un modo di dire. Questo è un castello che pare davvero uscito da una fiaba, davanti al quale ci si aspetta che da un istante all’altro compaia una carrozza con principesse, fate buone e tutto quanto. E’ il Castello di Rivalta a Gazzola (PC) , www.castellodirivalta.it uno dei gioielli dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza.  Perfettamente conservato e restaurato in modo impeccabile, ha sfidato i secoli ed ancora oggi è la residenza del conte Orazio Zanardi Landi, presidente dell’Associazione dei Castelli. Non c’è miglior biglietto da visita per descriverne il fascino di un maniero che il tempo non ha scalfito, ma semmai aumentato.  La Val Trebbia lo circonda come in un abbraccio, immergendolo in un paesaggio che intensifica la sensazione del tuffo nel passato. E ai piedi del Castello si snodano le vie dell’antico borgo, tra la chiesa di San Martino e il grande parco alberato, pietre antiche che raccontano la storia. Che affonda nella notte dei tempi. Il nome di Rivalta deriva dall’antichissima Ripa Alta, nelle cui vicinanze sarebbe stata combattuta, nel 218 a.C., la battaglia sul Trebbia fra le truppe cartaginesi di Annibale e le legioni romane.  Vista l’importanza strategica della zona, solcata da una strada militare, nei secoli successivi sorse con ogni probabilità una torre d’avvistamento o persino un complesso più articolato, fondamento dell’attuale castello. Dopo la caduta dell’impero romano qui dominarono i longobardi, e le prime notizie certe sull’esistenza del Castello risalgono a un atto d’acquisto del 1025, seguito da testimonianze che ne attribuiscono la proprietà al monastero benedettino di San Savino di Piacenza. Nel XII secolo, Rivalta è sotto la giurisdizione dei Malaspina, importante famiglia con vasti domini. Tra i numerosi possedimenti piacentini, oltre a Rivalta appartengono ai Malaspina i centri di Rivergaro, Podenzano, Cortemaggiore, San Pietro in Cerro. All’inizio del Duecento, il Castello appartiene alla famiglia dei Ripalta. Nel corso del secolo, Stato Pontificio ed Impero si contendono feudi e città e nel 1255 Oberto Pallavicino, podestà di Piacenza e ghibellino, ordina la distruzione di Rivalta e di altri fortilizi di parte guelfa. Secondo alcuni documenti del primo decennio del Trecento, in quest’epoca signore del Borgo e del feudo è Obizzo Landi, che lo aveva acquistato dai Ripalta. Da quel momento ad oggi, il Castello è sempre appartenuto – con brevi interruzioni – alla famiglia Landi, seppure di rami differenti. La storia è intrecciata di assedi, lotte, amori e tradimenti, come ogni favola che si rispetti! Nel 1895 il Castello ed il Borgo sono acquistati dal conte Carlo Zanardi Landi di Veano, discendente di Pietro Zanardi Landi, uno dei contendenti nelle liti di divisione nel XIV secolo.  E ai conti Zanardi Landi, attuali proprietari del Castello, si devono il restauro sistematico e la valorizzazione del complesso. E naturalmente il Castello di Rivalta ha il suo fantasma, anzi più d’uno. Tra le leggende nate al Castello di Rivalta, la più lontana nel tempo narra di un antico componente della famiglia Zanardi Landi.  Secondo il racconto, Obizzo Landi – feudatario di Rivalta nel XIV secolo – e la moglie Bianchina avevano tre figli. Il più giovane perde la vita in un’imboscata, perciò il Castello passa alle sorelle ed ai rispettivi mariti, Pietro Zanardi Landi e Galvano Landi. Questi si contendono a lungo l’eredità, finchè non ne diviene proprietario Galvano III Landi. La rivalità tra i due dà origine alla leggenda del fantasma del Castello, poichè la vicenda si conclude con l’assassinio di Pietro Zanardi Landi.  Secondo la credenza, al fine di vendicarsi lo spirito di Zanardi Landi avrebbe vagato nel Castello fino al 1890, anno di passaggio dei beni ai discendenti diretti della vittima innocente. Placato, ma dalla memoria durevole e non molto incline al perdono, il fantasma sarebbe ritornato nel 1970, quando presso gli Zanardi Landi è ospite un ignaro discendente dell’antico assassino. L’ospite viene tormentato per tutta la notte ed è in quell’occasione che, cercando tra le pieghe della storia, emerge la tragica vicenda. Più recente, ma sempre dall’origine tragica, l’altra presenza inspiegabile.  Si tratta del cuoco Giuseppe, ucciso nel Settecento dal maggiordomo di cui aveva insidiato la moglie. Si manifesterebbe accendendo e spegnendo interruttori. Negli anni Ottanta, durante una notte in cui era al Castello la principessa Margaret d’Inghilterra, Giuseppe si sarebbe divertito per oltre dieci minuti a mettere in funzione elettrodomestici e altre apparecchiature, spostando quadri e oggetti vari, soprattutto nell’ala del Castello affacciata sul Trebbia, dove si trovava la vecchia cucina. Il fantasma è stato studiato anche dall’equipe di Alessandro Cecchi Paone.  Ogni tanto, quando la casa è particolarmente affollata, il cuoco Giuseppe torna a manifestarsi, sempre però in modo più scherzoso che terrificante. Un’altra presenza misteriosa e leggendaria, fatta propria dalla tradizione romantica, è quella di Bianchina, la bellissima moglie di Obizzo Landi, detto Verzuso (o Vergiuso), signore di Rivalta nel XIV secolo. Secondo la leggenda, Bianchina è oggetto di insistenti avances da parte di Galeazzo Visconti, duca di Milano. Questi tentativi, avvenuti nel corso del 1322, guastano i rapporti tra il duca e Obizzo. Su tali contrasti, Luigi Marzolini scrive nell’Ottocento una storia d’amore, dando vita al romanzo Bianchina Landi, ossia la cacciata di Galeazzo Visconti da Piacenza: Racconto storico del secolo 14. Ce n’è abbastanza per decidere di visitare il magico castello! Chi desidera passare una notte da re può scegliere il soggiorno nella vicina Residenza Torre di San Martino, in un contesto unico ed esclusivo (tel. 0523.972002; www.torredisanmartino.it).