La lettura, un semplice cruciverba, o il gioco del sudoku. E sarà come avere un cervello di scorta. Lo rivela una recente indagine pubblicata su Neurology, che ha coinvolto diversi centri di ricerca, coordinati dai ricercatori dell’Università Vita-Salute San Raffaele e dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele. Secondo gli esperti, chi tiene il cervello in continuo esercizio, rallenta l’insorgere del Morbo di Alzheimer e ne smorza i sintomi.300 malati di affetti dal morbo e 100 anziani con lievi disturbi della memoria sono stati presi in esame per una durata di 14 mesi. Tutti con diversi livelli di istruzione, dal manager alla casalinga. I dati della ricerca hanno evidenziato che gli esaminati con un grado di istruzione più alto o che svolgevano un’attività intellettiva più intensa, mostravano i sintomi della malattia più tardi rispetto a casalinghe o disoccupati. “Questo nonostante la malattia ne avesse già danneggiato neuroni e sinapsi, condizione normalmente causa di terribili sintomi della malattia, tra cui la perdita della memoria”, sottolineano i ricercatori. Il cervello più allenato, in sostanza, sviluppa più sinapsi (connessioni tra neuroni), che si traformano in una preziosa scorta al momento dell’aggressione del Morbo, come emerso dalla tomografia ad emissione positroni (Pet).Nel mondo i malati di Alzheimer sono circa 25 milioni e solo in Italia 500.000. Così, diventa essenziale combattere l’analfabetismo, come ha sottolineato Daniela Perani, coordinatrice dello studio.”Bisogna trovare i mezzi per favorire la lettura e stimolare le attività intellettuali nella popolazione e non solo in quella anziana: queste sono solo alcune delle strade che possiamo percorrere per combattere, sin da bambini, la malattia”, ha concluso la ricercatrice.