Fino al 14 settembre si terrà alla Galleria Borghese a Roma la prima mostra mai dedicata ad Antonio Allegri detto il Correggio: l’unico dei tre artisti appartenenti alla cosiddetta triade rinascimentale, con Raffaello e Michelangelo, a cui non sia mai stata dedicata un’esposizione complessiva, terzo appuntamento del programma “Dieci grandi mostre”.Correggio fu riconosciuto dai suoi contemporanei come sommo artista, alla pari di Michelangelo e di Raffaello, e tutti gli studiosi lo hanno da sempre considerato tra i massimi artisti della storia dell’arte, tuttavia la sua fama non è mai divenuta universale come quella degli altri due protagonisti. Un’ anomalia da sempre percepita dalla critica che ha provato anche a rispondervi: l’unica spiegazione può essere semplicemente perché Correggio non lavorò a Roma, non lasciò alcuna opera in quello che nel Cinquecento era il più grande palcoscenico artistico del mondo e solo le opere che qui venivano dispiegate divenivano modello universale. 60 capolavori tra dipinti, disegni e opere dell’ antico per cercare nelle opere di Correggio la risposta alla seguente domanda: quanto cambiò, grazie al contatto con la Roma di inizio Cinquecento, la sua visione dello spazio, della composizione, delle forme, poiché la sua miracolosa originalità provinciale va ormai considerata come una vecchia leggenda. Non sono mai state trovate tracce documentarie ma ci sono nelle sue opere innumerevoli indizi di “romanità” e infatti ormai la critica è quasi unanime nel dare per certo che Correggio a Roma ci sia stato, forse intorno al 1518-19. Qui l’artista poté confrontarsi con le risposte che Raffaello e Michelangelo avevano dato al tema dell’antico. Saranno più di 20 le tele di Correggio esposte a Roma con alcune novità assolute. Si potranno vedere insieme per la prima volta la Danae della Galleria Borghese, Giove ed lo e Il ratto di Ganimede dalla Kunsthistorisches di Vienna, Educazione di Cupido dalla National Gallery di Londra e Venere e Cupido addormentati e spiati da un satiro dal Louvre.  Alle opere di soggetto mitologico saranno affiancati circa venti capolavori raffiguranti temi religiosi, dove il rapporto tra Correggio e l’antico è allo stesso modo significativo per scelte formali e compositive. Come per il Noli me tangere dal Prado, la Madonna del latte da Budapest, Quattro Santi dal Metropolitan, Adorazione dei Magi dalla Pinacoteca di Brera, Matrimonio mistico di Santa Caterina da Capodimonte e la Madonna Campori dalla Galleria Estense di Modena. Opere dalla quali emerge il Correggio pittore degli affetti, della grazia, del colore, della morbidezza e della luce. Viene spesso indicato come il pittore delle difficoltà e dell’indipingibile perché nessuno meglio di lui seppe raffigurare l’aria, i vapori, le nebbie e tutto ciò che è impalpabile e inafferrabile. Per accompagnare il visitatore in questo percorso ideale che la mostra romana è concepita ponendo a confronto i dipinti di Correggio con la scultura classica, ad evidenziare le sue fonti ideali. Dai temi mitologici ai capolavori raffiguranti soggetti religiosi la mostra della Galleria rappresenta la monografica più completa mai fatta su Correggio, con la sola eccezione delle inamovibili grandi pale d’altare e delle cupole, di cui sono presenti pregevolissimi disegni preparatori.