L’entusiasmo è la dote principale degli uomini d’azione, di tutti coloro che realizzano grandi cose. Non a caso la parola entusiasmo deriva dal greco En-theos che vuol dire avere Dio dentro. Chi è mosso dall’entusiasmo pensa che nulla sia impossibile. Questa strana forza, infatti, gli permette di concentrare la propria attenzione sugli obiettivi e non sugli ostacoli, tanto che perfino le difficoltà gli appaiono come opportunità. L’entusiasmo è gioia che si espande, contagia, trascina e rende capaci di trasformare i sogni in realtà. Per questo motivo chiunque lo possiede non solo è leader di se stesso, ma sa guidare gli altri con il proprio esempio, infondendo forza e fiducia. Ma come è possibile raggiungere questo stato di semidivinità? L’entusiasmo non si prende come un raffreddore, non è in vendita al supermercato e neppure cade dal cielo come la manna. Non basta sperare, perché esso arrivi. Come dice Kriyanda: neppure la felicità terrena può appartenere a coloro che la richiedono con animo triste o che si sforzano di ottenerla con lo sguardo rivolto alla terra. Per raggiungere la felicità, dobbiamo lavorare con l’animo già colmo di felicità. Quella di cui parla Kriyanda è la felicità di chi lavora per uno scopo, di chi ha scoperto qual è il significato profondo della propria esistenza. Ecco come nasce l’entusiasmo. Esso offre la spinta necessaria per raggiungere ciò verso cui tendiamo, ma se non sappiamo qual è la nostra destinazione e soprattutto perché la vogliamo raggiungere, possiamo solo simulare entusiasmo, magari facendo molto chiasso. Ma la chiassosità non è indice d’entusiasmo; esso corrisponde piuttosto alla gioia data dalla scoperta che in ogni attimo della nostra vita possiamo essere ciò che vogliamo, poiché in ogni attimo si gioca il senso della nostra esistenza.