Esperimenti su cavie mostrano che riducendo la quantità di cibo introdotta si verifica un allungamento medio della vita di circa un terzo rispetto al gruppo di controllo. Così una ricercapubblicata sul NewScientist. Ma il risultato può essere esteso anche agli umani?Ricerche indirette sono state svolte in tale direzione. Una in particolare condotta un paio d’anni fa da Eric Ravussin e il suo team dell’Università di Baton Rouge in Louisiana, i quali studiarono su volontari come la riduzione dell’apporto calorico potesse influenzare i marcatori biologici connessi alla longevità.Le persone sottoposte a dieta, oltre ad aver perso circa il 10% o più del peso corporeo, mostravano ridotti livelli di insulina e una ridotta temperatura interna media alla fine dello studio durato sei mesi.  Entrambe sono caratteristiche associate anche alla longevità negli animali.Infine fu osservata una riduzione del danneggiamento del DNA nelle cellule del sangue. Si tratta di un dato particolarmente significativo, poiché si sa che alcuni residui del metabolismo, producendo stress ossidativo, attaccano il DNA, accelerando l’invecchiamento e contribuendo allo sviluppo delle malattie degenerative. Praticamente tutto il contrario del vecchio detto “A tavola non s’invecchia”.