Sono oltre 10 milioni gli italiani soffrono di sindromi dolorose, conseguenza di patologie croniche non neoplastiche. Il primo studio italiano sulle Strutture di Terapia del Dolore per il dolore cronico, rivolte alla diagnosi e alla cura di tutte le sindromi dolorose, ha fatto emerge il dato di una grave stato di arretratezza: poche strutture, pochi medici specialisti e scarse risorse economiche. In Italia c’è meno di una struttura adibita al dolore cronico, per l’esattezza 0.66, ogni 250 mila abitanti. Così denuncia il libro bianco “Dolore Cronico, Dolore Inutile – Strutture di Terapia del Dolore in Italia”, voluto dall’associazione Onlus NoPain. Questo studio è il risultato di una ricerca su scala nazionale: delle 1570 strutture di ricovero sul nostro territorio solo 184 (11,7%) sono fornite di un reparto di terapia del dolore, denominato in modo sempre diverso, tanto da generare confusione fra i pazienti. «Poche le strutture – osserva Paolo Notaro, presidente della NoPain – ma anche pochi medici specializzati (1,2 su 250 mila abitanti), modelli organizzativi disomogenei nelle varie Regioni e confusione culturale con le cure palliative di fine vita». Nel momento in cui il dolore cessa di essere il sintomo della malattia, ma diviene esso stesso la malattia, subentra lo stato cronico; e ciò si verifica in svariate condizioni patologiche, trasformando irreversibilmente i sistemi di trasmissione e percezione degli stimoli dolorosi. Sopraggiunta questa fase vi è il rischio di ulteriori patologie; disabilità motorea, problematiche psicologiche (depressione per il 50% dei casi, disturbi ansiosi per il 40%), ed inoltre può portare all’inabilità al lavoro ed al frequente ricorso a visite e prescrizioni mediche. Risulta infatti che il dolore cronico sia la seconda causa di assenteismo dal lavoro dovuto a cause mediche.