Ci sono momenti dell’anno in cui non puoi partire.
Perché hai finito le ferie, i soldi o l’entusiasmo sociale.
Ma senti il bisogno fisico di sparire.
Non per sempre, tranquilli. Solo per un pomeriggio. O una notte. O finché il gruppo di famiglia su WhatsApp non smette di vibrare.
Benvenuta nella categoria dei microviaggi emotivi: brevi, accessibili, assurdamente terapeutici.
⏱️ Perché 90 minuti?
Perché è la distanza perfetta tra “voglio evadere” e “devo tornare a casa a dormire”.
È il tempo che impiegheresti per rovinarti una giornata su Instagram: tanto vale usarlo per vedere un lago, camminare in un bosco o mangiare un toast in silenzio davanti a una cava abbandonata.
💡 Dove andare? (Senza stress e senza aspettative)
Ecco 4 tipologie di micro-fuga testate da esseri umani esausti:
1. Il paese dimenticato con un nome buffo
→ Ti fermi al bar, prendi un caffè lungo, e guardi i vecchi giocare a carte. La vita torna a posto.
Esempio: Villacastagna, Rocca Canina, Pizzighettone.
Cose da portare: spirito d’osservazione + monete per il bagno pubblico.
2. La terrazza panoramica che nessuno si fila
→ Salire su una collina a guardare le nuvole è terapeutico. Non serve altro.
Pro tip: Arriva poco prima del tramonto, ma non postarlo subito. Goditelo almeno 3 minuti interi.
3. Le terme dimenticate da Dio (e dall’INPS)
→ Pozze termali naturali, è lì che avviene la guarigione (spesso spirituale).
Non serve prenotare. Serve accettare che ti bagnerai le scarpe. Ma poi sarai migliore.
4. Il museo a tema assurdo
→ Tipo: museo della carta, museo della piadina, museo della zanzara.
Ci vai per ridere. Poi esci stranamente commossə.
Perché ogni storia, anche quella delle mollette, merita rispetto.
🧠 Cosa succede davvero durante queste fughe?
- Abbassi il volume dei pensieri.
- Vedi una persona a caso ridere per una cosa semplice.
- Ti ricordi chi sei, ma anche che puoi prenderti meno sul serio.
E quando torni…
Non sei cambiato. Ma sei un po’ più resistente al lunedì. E questo basta.