Il volto cancellato di Fakhra Younas con la collaborazione della giornalista e scrittrice Elena Doni (Mondadori, pp. 179, 16,00 euro) rappresenta tutto il dolore che donne straordinarie affrontano nella propria vita: non solo semplicemente raccontato ma sentito come proprio. Un fardello che suddiviso tra i tanti lettori mobilita e scuote per la triste realtà estrema, purtroppo ancora tragicamente diffusa tra le figlie e i figli, umiliati, offesi, sopraffatti dall’ignoranza e dalla prepotenza degli uomini. Faceva un caldo terribile quella mattina di maggio a Karachi. Improvvisamente sentii un caldo come non avevo mai provato. E non vedevo più, non riuscivo ad aprire gli occhi che mi si erano tremendamente gonfiati. Mi rendevo conto che era successo qualcosa di terribile, ma non sapevo che quello che aveva sciolto i miei vestiti e che ora mi stava mangiando il viso, il petto, le braccia era l’acido racconta Fakhra. Tante le foto all’interno del libro testimoniano la parabola di bellezza di ballerina in Pakistan fino alle condizioni gravissime in cui riversava la nostra straordinaria protagonista. Dove non si può o non si vuole curarla giunge inaspettato l’aiuto. A cominciare da Tehmina Durrani, scrittrice famosa e matrigna del suo stesso sfregiatore, che nella postfazione al libro scrive: nel momento in cui vidi la ragazza senza volto sulla soglia della mia casa pensai sgomenta che avrei potuto essere io al suo posto. Per lei, tra gli altri, si sono mobilitati Clarice Felli, fondatrice di un’organizzazione Smile again che assiste le donne del sud asiatico bruciate con l’acido, il sindaco di Roma Walter Veltroni, l’Onorevole Carla Rocchi, sottosegretario alla sanità nel 2001, il chirurgo plastico Valerio Cervelli e la sua equipe, la giornalista e scrittrice Elena Doni che ha tradotto la storia drammatica di Fakhra in una coinvolgente denuncia affinché “suo figlio conosca un giorno la verità”.