Riposare su un covone di fieno appena tagliato è un piacere che si imprime nella memoria. Resta nelle narici il profumo dell’erba, sulla pelle si avverte un tepore benefico come un’avvolgente carezza. E’ una sensazione che i contadini dell’Alto Adige conoscevano bene. Costretti a dormire sull’erba falciata durante la fienagione, si risvegliavano riposati e pieni di energie per affrontare una nuova giornata di duro lavoro. Le proprietà benefiche dei bagni di fieno erano note già alla fine dell’800, quando un certo dottor Lersch di Aquisgrana scriveva in un suo libretto che al Passo di Oclini, sulle Dolomiti, molti si coprivano di erba tagliata per alleviare i dolori reumatici. Persino il grande Beethoven, che soffriva di gravi gonfiori alle gambe, chiese al fratello farmacista di procurargli del fieno per curare la sua malattia. Oggi sappiamo che questa pratica è un toccasana per l’artrosi, la gotta, l’obesità e aumenta le difese immunitarie. Ma qual è il segreto di tante virtù? Grazie ad un processo di fermentazione attivato dagli schizomiceti, microrganismi presenti nel fieno, le erbe e i fiori che lo compongono si riscaldano e liberano le loro proprietà. La “materia prima” deve provenire da prati alpini non concimati chimicamente e ricchi di piante officinali come l’artemisia, la gramigna, il loglio e la valeriana. Le tecniche moderne permettono di godere di questa benefica cura per tutto l’anno. Sull’Alpe di Siusi (provincia di Bolzano), per esempio, si fanno grandi provviste di fieno che una volta essiccato, viene portato a valle per essere stoccato nei depositi dell’albergo Heubad (tel.0471/725020) che in tedesco significa appunto bagni di fieno. A questo punto voglio immergermi nell’insolito bagno “dove il naufragar m’è dolce”. Un’ora prima del trattamento, il fieno viene messo in un secchio d’acqua calda per riattivare le sostanze curative. Mi sdraio in una vasca speciale per essere ricoperta interamente di fieno, adagiata su una sorta di materasso ad acqua riscaldato che mi culla dolcemente. In questo dolce tepore (la temperatura rimane costantemente a 42 °C) resto per una ventina di minuti. Poi passo in un’altra stanza per mezz’ora di reazione sdraiata su un lettino, avvolta in lenzuola e coperte. La sensazione è davvero inebriante, soprattutto perché dalla finestra fanno capolino le cime delle Dolomiti spruzzate di neve.