Il piacere del buon cibo e della convivialità costituiscono una parte essenziale dell’atmosfera di festa che caratterizza il Natale. Aumentano le opportunità di incontro, le serate da trascorrere in famiglia o con gli amici e si moltiplicano a dismisura le occasioni in cui ci si ritrova di fronte ad una fetta di panettone, un calice di spumante con cui brindare, l’aperitivo da bere , e altri piaceri culinari da condividere. E allora che si fa? C’è chi crede ciecamente al detto “non si ingrassa da Natale a Capodanno, ma da Capodanno a Natale” e di conseguenza ci si lascia andare felice ad ogni stravizio alimentare, salvo poi ritrovarsi alla fine dei bagordi con il girovita di un ippopotamo e le classiche quanto inutili lacrime di coccodrillo da asciugare. Una tipologia di comportamento da evitare accuratamente, così come vanno banditi altri eccessi di segno opposto. Immaginate che tristezza un pranzo di Natale in versione light, con pietanze insipide e appena condite, o imporsi stoicamente di rinunciare per paura di lievitare ai dolci tipici delle feste e agli altri gustosi manicaretti delizie che caratterizzano le festività. Il segreto è l’equilibrio anche in questa circostanza, solo così benessere e tradizione riescono a coesistere. Per salvaguardare il peso-forma e mangiare con gusto basta osservare qualche piccola regola. Il che vuol dire sì ad una coppa di champagne, ha le stesse calorie di due mandaranci, sì ad una fetta di panettone, ma che non superi i 100 g, altrimenti ingurgitiamo in un solo colpo l’equivalente del fabbisogno calorico di una intera giornata. In linea di massima ci si può concedere tutto, purché ci si limiti ad un assaggio o ad una piccola porzione delle pietanza che intendiamo mettere nel piatto soprattutto se si tratta di dolci, paste ripiene, carni grasse, formaggi e gli alcolici che puntualmente annaffiano le tavole delle feste dando il colpo di grazia a digestioni già di per sé laboriose. Limoncello, grappa al mirtillo, amaro di erbe e altre amenità da fine pasto sono da bandire: i superalcolici, ma anche i vini, per il loro alto tasso zuccherino, sono bombe caloriche e non aiutano affatto a digerire. Come digestivo funziona meglio una tisana alla menta o al tiglio o il vecchio caffè d’orzo. Quando ci si ritrova a tu per tu con una tavola riccamente imbandita e si è circondati da parenti e amici goderecci che non vedono l’ora di lasciarsi andare alle lusinghe del cibo è estremamente difficile mantenere i buoni propositi salutistici e comportarsi da asceti. Ma alcuni stratagemmi servono a limitare le insidie per il girovita. Arrivare con una fame da lupo non aiuta, lo si può evitare mangiando uno yogurt magro o una mela prima dei pasti “killer”. Indossare un abito molto aderente è un altro stratagemma che spinge a non esagerare. Mangiare con i paraocchi quando si riunisce la famiglia è impossibile ma farsi condizionare dall’appetito del vicino è molto deleterio! Potendo scegliere è meglio sedersi vicino ad un commensale magro che ad una “buona forchetta”. Quando il pranzo o la cena sono “a rischio” è consigliabile girare alla larga da pane e grissini e prediligere invece verdure cotte e crude possibilmente poco condite. Una delle regole da dimenticare è quella di finire tutto quello che c’è nel piatto: meglio mangiare lentamente, assaporando ogni boccone. Il dessert ideale dopo un pasto ipercalorico e che contiene molte proteine è l’ananas che contiene bromelina, un enzima che facilita la digestione degli aminoacidi. A dare una mano allo smaltimento delle calorie ingurgitate tra pranzi e cene a base di tortellini e panettoni c’è prima di tutto il movimento. Senza trasformarsi in maratoneti dell’ultima ora basta semplicemente sforzarsi di combattere la pigrizia e dedicare almeno una mezz’ora al giorno ad una passeggiata a ritmo sostenuto o ad una pedalata in bicicletta. E siccome dopo pasti luculliani i miracoli non avvengono, il giorno successivo ad un’abbuffata andrebbe dedicato ad una sorta di “purificazione” da mettere in pratica limitandosi a consumare minestrone, verdure crude, acqua naturale ed eliminando almeno per 24 ore il sale. Incarnato più trasparente, energia in ripresa e qualche etto in meno sono assicurati.