Nato agli inizi dell’Ottocento, per anni il tipico carretto con le sue vivaci pitture ha rappresentato la Sicilia in qualsiasi parte del mondo. Mezzo di trasporto e allo stesso tempo opera d’arte, il carretto siciliano è purtroppo oggi scomparso e si può ammirare solo nei musei, in occasione di feste e celebrazioni… oppure potete ritrovarne i colori nelle decorazione del Bummulo Malandrino, firmato Artefice Atelier. Ma che cosè il Bummulo? E perchè malandrino? Stiamo parlando della rivisitazione di un antico orcio che conteneva liquidi preziosi come il vino e l’acqua. E’ detto malandrino, ovvero birichino, per lo stupore che provoca tra i commensali quando lo portate a tavola: I liquidi si versano dal foro sottostante, capovolgendolo, ma quando si riporta nella posizione di mescita, i liquidi non fuoriescono nonostante non ci sia il tappo, grazie ad un sistema interno di vasi comunicanti.

ARTEFICE ATELIER BUMMULO CARRETTO

Dicevamo il carretto…La prima descrizione risale al 1833, nel resoconto del viaggio fatto in Sicilia dal letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo. Il tema figurativo più ricorrente è quello dei paladini di Francia, ma in alcune parti si preferisce il filone religioso, con una particolare predilezione per San Giorgio, peraltro riconosciuto come protettore dei cavalli, ma sono trattati anche temi attinti alla storia in generale, cronaca, mitologia, caratteristiche figure siciliane, paesaggi e simboli della stessa Sicilia.

Anche il cavallo che traina il carretto partecipa artisticamente, in quanto viene addobbato a festa, ornato di pennacchi, tessuti sgargianti, frange e campanacci. Le parti che compongono il carretto, i cui nomi derivano da quelli (in dialetto siciliano) di alcune parti del corpo umano, possono essere ricavate dal legno di noce, frassino, faggio e abete. All’inizio del 1900 la manifattura del carretto siciliano divenne lavoro di squadra di 6 artigiani: il carradore, l’intagliatore, il tornitore, il fabbro e “u’ usciularu” il pittore, che decorava tutte le superfici su cui è possibile dipingere, persino sulla ruota, in quanto era considerato un’opera d’arte integrale.