Avevo finito la torta e stavo prendendo una seconda tazza di caffè quando lo vidi. Il treno merci di mezzanotte era arrivato da pochi minuti e lui stava sbirciando da dentro il ristorante da un lato della vetrina, quello più vicino alla stazione, riparandosi gli occhi con la mano e battendo le palpebre per la luce. Vide che lo guardavo e il suo volto tornò a svanire nell’oscurità. Ma sapevo che era ancora lì. Sapevo che stava aspettando. I barboni mi prendono sempre per un bersaglio facile.
 Questo l’incipit del romanzo definito da Stanley Kubrick il più grande su una mente criminale che sia mai stato scritto. Pubblicato originariamente nel 1952, L’assassino che è in me è stato incluso dalla prestigiosa Library of America nel volume dedicato al noir americano degli anni Cinquanta, insieme a opere di Patricia Highsmith e di David Goodis. Narrato dal punto di vista di un personaggio in apparenza normale ma intimamente violento e sanguinario, Jim Thompson esplora l’inferno privato di uno psicopatico attraverso una narrazione audace e innovativa. Un’impietosa corsa verso il disastro e il fallimento, che non lascia spazio a nessuna speranza o futuro possibile.
Jim Thompson
The killer inside me
L’assassino che è in me
Fanucci editore