Nina aveva accettato quello scambio per disperazione più che per avventura. Wedding planner di Milano, reduce da due matrimoni annullati per capricci da influencer e da una crisi esistenziale amplificata da torte nuziali sbilenche e hashtag ridicoli, aveva deciso che le serviva una pausa. Una casa nella Foresta Nera sembrava abbastanza lontano da tutto, compresa se stessa. La baita, trovata su una piattaforma di scambio casa, prometteva legna già tagliata, assenza di connessione e un camino “con personalità”. Le bastava.
L’arrivo fu silenzioso. Nessuno ad accoglierla, solo la chiave sotto una pietra piatta, come promesso. La casa era fatta di legno scuro, finestre piccole, odore di canfora e fumo vecchio. Dentro, un’unica grande stanza con tavolo per dodici, sedie pesanti e una stufa mai spenta. C’erano biscotti speziati in una scatola di latta. Un biglietto scarno sul tavolo diceva: “Lascia apparecchiato. Sempre.”
Nina rise. Di chi? Di cosa? Nei giorni successivi camminò nei boschi, cucinò zuppe che sapevano tutte di patate, parlò con se stessa. Ma ogni sera, senza sapere perché, apparecchiava la tavola per dodici, come richiesto. Piatti pesanti, posate antiche, bicchieri perfettamente lucidi. Nessuno veniva. Nessuno bussava. Eppure, al mattino, trovava le sedie leggermente spostate, le tovaglie mosse. Un giorno scoprì che i bicchieri erano pieni di condensa, come se qualcuno li avesse stretti tutta la notte.
Non c’erano animali domestici. Né tracce di visite. Solo la voce della stufa, sempre accesa, e il vento che entrava come un ospite sgradito. Provò a ignorarlo. Provò a smettere di apparecchiare. Ma la notte seguente la tavola era perfettamente imbandita senza che lei toccasse nulla.
Quando si arrese, scrisse nel diario: “Alcune case non vogliono essere cambiate. Vogliono che tu ti sieda e accetti l’invito.” Si sedette, mangiò da sola per dodici e brindò con un bicchiere vuoto. Le sembrò di sentire un brindisi di ritorno.
Quando lasciò la baita, chiuse la porta piano. Sul tavolo lasciò un biglietto scarno, identico a quello trovato al suo arrivo: “Lasciato tutto come richiesto. Grazie per avermi insegnato a servire anche il vuoto.”