In programma il Concerto per pianoforte nr 4 di Beethoven, il Concerto per orchestra nr 1 di Petrassi e Carnevale Romano di Berlioz. Dirige il Maestro Francesco La Vecchia; al violino la talentuosa coreana Hyejin Kim. Dedicato all’arciduca Rodolfo d’Austria, il Concerto in sol maggiore op. 58 fu composto da Ludwig van Beethoven (Bonn , 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827) tra il 1805 e la fine del 1806, assieme al Fidelio (prima versione) e alla Quinta Sinfonia: fu eseguito la prima volta, con il compositore al pianoforte, nel marzo 1807 a palazzo Lobkowitz e quindi in pubblico il 22 dicembre 1808 al teatro An der Wien. Tornando al genere concertistico dopo un intervallo di cinque anni, Beethoven rivoluziona i tradizionali rapporti fra solista e orchestra, in particolare muovendo con imprevedibile fantasia lo schema della doppia esposizione (prima da parte dell’orchestra, poi da questa assieme al solista) cara al concerto classico. Le opere giovanili di Goffredo Petrassi (Zagarolo, 16 luglio 1904 – Roma, 3 marzo 2003) nascono sotto il segno di un neoclassicismo che rimanda ad autori come Igor Stravinsky, Béla Bartók e Paul Hindemith, senza dimenticare autori a lui vicini come Gian Francesco Malipiero e Alfredo Casella; dalla metà degli anni trenta inizia la fase del cosiddetto barocco romano con opere quali il Salmo lX, Magnificat e Quattro inni sacri dove sono chiaramente riscontrabili le riflessioni dell’autore sull’arte controriformista romana. La produzione successiva, a partire dal Coro di morti su testo di Giacomo Leopardi, si distacca sempre di più da questa estetica neoclassica, quasi ad evitare di venire ingabbiato in una qualsivoglia corrente e subirne le inevitabili limitazioni della portata compositiva; Petrassi si incammina su una strada essenzialmente libera ed autonoma, che lo porterà a notevoli risultati in una sorta di astrattismo sonoro atonale, dove la stessa dodecafonia (a cui l’autore non aderirà mai nel senso programmatico) viene considerata come uno dei tanti possibili mezzi espressivi utili ad esplicare il proprio universo sonoro. Questo cammino è ben esplicato dalla serie degli otto Concerti per orchestra, composti nell’arco di un quarantennio, dal 1934 al 1972, in cui dalle iniziali influenze caselliane e stravinskiane si giunge ad un linguaggio sperimentale molto più avanzato. Il Concerto No. 1 fu composto dal 1934, ed è di ispirazione stravinskiana, caratterizzato da una forte e emozionante energia ritmica. Il Carnevale romano fu composto da Hector Louis Berlioz (La Côte-Saint-André, 11 dicembre 1803 – Parigi, 8 marzo 1869) nel 1844. Berlioz ricavò nel 1843 dall’opera sfortunata e disuguale di Benvenuto Cellini questa famosa pagina sinfonica, utilizzando temi tratti dalla scena d’amore del primo atto tra Benvenuto e Teresa e dal travolgente finale ambientato nelle strade invase dal festoso carnevale nella Roma del primo Ottocento sotto il dominio della Chiesa. Il brano è uno degli esempi più tipici dell’esuberanza inventiva e del brillante gusto strumentale del geniale musicista francese. La musica, pur rispettando gli equilibri architettonici tradizionali, disegna con estrema chiarezza una scena popolare che potrebbe trovare il suo equivalente visivo soltanto in una di quelle fantasiose coreografie dei Ballets Russes di Diaghilev. Indubbiamente è un pezzo di grande effetto e ricco di anticipazioni, quasi un prototipo in sintesi delle spumeggianti armonie strumentali della non meno celebre España di Chabrier.