Quando si parla di microbiota in genere si pensa a quello intestinale e non a quello che ospitiamo nella nostra bocca e che teniamo a bada con una corretta igiene dentale e gengivale. Tra gli effetti collaterali di una flora batterica fuori controllo – ad esempio in caso di ristagni di cibo – c’è anche l’alito cattivo, o alitosi per dirla meglio, che si manifesta quando prolificano dei ceppi di batteri anaerobici che producono composti solforici volatili dall’odore caratteristico e, decisamente, sgradevole. Va detto che oltre alla presenza di cibo, altre cause dell’alitosi sono l’accumulo di placca e il rivestimento della lingua.
La buona notizia è che – proprio come accade per la flora intestinale – ingerire dei probiotici avrebbe l’effetto di contrastare lo sviluppo dei batteri “cattivi” e, quindi, di evitare l’alitosi. Almeno così sostengono gli autori di questa meta-analisi da poco pubblicata su BMJ Open.
I magnifici quattro
Per la loro ricerca, il team di studiosi cinesi del West China Hospital of Stomatology, Sichuan University, hanno selezionato sette studi clinici randomizzati e controllati che hanno coinvolto quasi 300 partecipanti con un’età che andava dai 19 ai 70 anni. Ogni studio aveva come focus la misurazione dell’alito – sia soggettiva da parte degli studiosi, sia tramite strumenti che misurano i composti solforati – nei volontari che assumevano integratori di probiotici per un arco di tempo fino a 12 settimane. L’intensità dell’alito cattivo è stata misurata tramite un punteggio organolettico (OLP), che misura il tipo la persistenza dell’alitosi a seconda dalla distanza.
Secondo i risultati, sono quattro i ceppi di probiotici – tipici anche degli alimenti fermentati – che sono stati collegati a un miglioramento dell’alitosi, ossia Lactobacillus salivarius, Lactobacillus reuteri, Streptococcus salivarius e Weissella cibaria. Tutti batteri gram-positivi, al contrario di quelli associati all’alitosi che sono gram-negativi (va ribadito che negli studi sono stati assunti sotto forma di integratori).
Questi probiotici sarebbero in grado di ridurre la presenza dei composti volatili almeno del 26% fino a quattro settimane. Mentre i punteggi organolettici (OLP) sono diminuiti del 58%, sempre rispetto ai gruppi di controllo che non avevano assunto probiotici. Da sottolineare che questo notevole miglioramento si è prolungato anche oltre le quattro settimane.
Insomma, in attesa che le prossime ricerche ci diano ulteriori informazioni, oggi sappiamo che mettere spesso in tavola yogurt, kefir, kimchi, crauti o miso, tanto per fare qualche esempio dei più noti alimenti fermentati, giova anche al cavo orale e alla nostra vita sociale. Chissà se tra qualche tempo, nel caso che questi risultati diventino più rilevanti, ci troveremo i probiotici anche nelle gomme da masticare o nelle caramelle senza zucchero? C’è da scommetterci…