Si chiama Javier il piccolo di 3 kg e 400 grammi venuto alla luce domenica in Spagna nell’ospedale Virgen del Rocio di Siviglia, con la speranza di dare al fratello Andrés di 6 mesi, che soffre di beta-talassemia grave, un’opportunità di continuare a vivere. Il nuovo arrivato, non solo non risulta affetto dalla malattia ereditaria del fratello, ma le sue cellule sono totalmente compatibili con quelle di Andrés.A diffondere la notizia, l’Assessorato alla Salute della regione autonoma dell’Andalusia. Si tratta, infatti, del primo procedimento di riproduzione assistita ai fini terapeutici avvenuto interamente in Spagna: la tecnica consiste nell’impiantare nella madre, dopo una selezione genetica, embrioni compatibili con l’altro bambino. In questo modo, le cellule madre del secondo figlio possono essere usate per curare il primo.Secondo le fonti, il sangue del cordone ombelicale servirà per un trapainto nel piccolo Andrés, perchè cominci a produrre cellule sanguigne prive della grave forma di anemia congenita. «Le possibilità di cura del piccolo dopo il trapianto – assicura il Servizio andaluso di salute – sono elevate». Ma fino al momento del trapianto, il sangue del cordone resterà custodito nella Banca del cordone ombelicale di Malaga. Tuttavia, il concepimento di bambini con fini terapeutici era già avvenuto in passato. «Il primo caso descritto sulla letteratura scientifica risale al 2004, quando la rivista “Blood” pubblicò un procedimento che risaliva al 2001» spiega il professor Franco Locatelli, direttore dell’oncoematologia pediatrica dell’Università di Pavia, policlinico San Matteo. «Il caso in questione si riferiva a Molly, una bambina americana affetta da anemia di Fanconi, i cui genitori fecero nascere un fratellino compatibile immunologicamente, oltre che sano, di nome Alan, le cui cellule staminali di cordone ombelicale servirono a curare la sorellina».