Non solo stilisti di casa sulle passerelle di AltaRoma, infatti oggi è stata la volta dell’Olanda con la collezione 2007 di Addy Van Den Krommenacker improntata intorno al volume. Tessuti di pura seta organza, garza, taffetà e broccato, trasparenze e leggerezze grazie agli chiffon di seta.
Gli abiti in oro e lamé argento creati per le dive di Hollywood, velluti devorée in rosa antico sono un tributo alle star del cinema muto e le stampe acquarello lilla e marrone sono dedicate a Vivien Leigh.
In passerella anche un’ampia sezione dedicata alla moda emergente dei Paesi Bassi, promossa dalla Dutch Fashion Foundation, da Modint Export, Associazione di categoria del settore tessile olandese, e dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. Cinque i talenti emergenti nel panorama della moda olandese: Joline Jolink, Mada van Gaans, Daryl van Wouw, Conny Groenewegen e Angelos Bratis.
  Teli di chiffon di seta, di raso, di delicato tulle, o anche ricchi velluti di seta in tinte metalliche, cuciti a laser abbinati ad una futuristica pelle in Pvc con seta satinata, stirata in una lacca metallica a effetto bagnato.
La misteriosa donna turca di Pria si avvolge di soffice cotone egiziano e cotone Lurex e veste una soffice maglietta di seta satinata che accarezza il suo corpo delicatamente.
Una silhouette convincente, fatta di scherzosi abiti sacerdotali, abiti baby-doll, cannottiere classiche e vestiti alla greca lunghi fino alla caviglia che può abbinare con un mini abito e con degli stretti e provocanti calzoncini.
Kimono, maniche ampie ad ala di pipistrello scorrono sopra scollature profonde che mettono in mostra le clavicole.
Leggings in brillante merletto di pelle laccata metallica, così come sari e mini kurti in memoria delle stampe ottomane. La collezione di Neeta Lulla è ispirata a una causa sociale, una pratica drammatica, che nel suo paese: la pratica di aborto selettivo delle femmine. Una collezione dedicata alla parità dei diritti delle donne.
La selezione di colori va dal verde oliva al bronzo per ricordare la madre terra e il ruolo più profondo delle donne. Sfumature decise, basiche contrapposte al rosa per alludere con leggerezza al cuore allegro delle bambine quando sono ancora convinte di poter conquistare il mondo. Il giallo paglierino e lo zafferano vogliono celebrare la donna matura, pronta a sistemarsi e ad affrontare le molteplici responsabilità. Poi il turchese a rappresentare la donna in carriera brillante e sofisticata.
 Pubblico in visibilio per Ettore Bilotta che dedica la sua ultima collezione a Edith Piaf,  “un passerotto”  con la voce dalle mille sfumature. Una sfilata  suggestiva, accompagnata da alcune scene del film “La vie en rose”.
Ecco dei piccoli cappotti in lana bouclé e cachemire: la silhouette è quella contenuta ed elegante  degli Anni ’50 a Parigi,  tagliata al ginocchio a rivelare dritti e semplici abitini,  ma esasperata da alte cinture di passamaneria sopra il punto vita; il  collo è ampio e importante. Oltre al nero da cui si occhieggia del satin fuxia, i  toni sono i non colori morbidi  di un inverno mite: mélange di sabbie, tortora, tabacchi, definiti da accessori chiarissimi: gli stivali in vernice avorio, i lunghi guanti a delineare la manica tagliata sotto il gomito. Ad indossare il dolore gridato da Edith per la morte improvvisa di Marcel si esprime in un quadro sobrio,  tutto di neri: tailleurs in jersey di lana e seta, costruiti sul corpo come sensuali architetture,  dove la vernice lampeggia negli intarsi dei tagli. Piccole stole geometriche in volpe nera arricchiscono i volumi e si chiudono sotto il seno con broche di perle e swaroski neri. Il volto è nascosto da  velette preziose in tulle ricamato.   
Per la sera satin pailletté per abiti fluidi, scivolati sui fianchi con scollature profonde. Linee pulite e raccolte dietro la schiena ad aprirsi in plissé leggerissimi. Oro, champagne, flesh i toni dolci che accompagnano le sfumature della pelle.
 Ovunque rosari di perle, anche con crocefissi, intesi chiaramente come segni di devozione, come per Edith che non andava mai in scena senza ‘la sua croce’. 
Anche la sposa, con una gran gonna a corolla in faille avorio e dal corpetto ‘cordonato’ in chiffon, invece del bouquet tiene tra le mani un grande rosario di perle e, sotto il velo, speriamo che riesca a vivere la sua  ‘vie en rose’…
 E per concludere la lunga sfilata a Palazzo Valentini di Lella Curiel con una collezione disegnata pensando alla “Recherche”. La stilista, infatti, ha dichiarato di essersi ispirata ai racconti di Marcel Proust sui meravigliosi abiti della duchessa di Guermantes o di Albertine, quasi disegnando “sotto dettato” dello scrittore francese.
E così abbiamo visto una donna sofistica,” d’altri tempi” con piccole giacche avvitate e gonne che qualche volta nascondono  i pantaloni che si tolgono con un gesto sensuale. Corpini piccoli su gonne sbieche che insieme ai luccicanti vestiti da sera a”sirena” hanno illuminato questa notte romana.