In occasione del centenario della nascita di Benjamin Britten per la prima volta il Teatro Verdi di Trieste porta in scena  THE RAPE OF LUCRETIA.  L’allestimento  è frutto di una importante partnership culturale di respiro europeo che vede riunite nello stesso progetto la  Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste,  la Hrvatsko Narodno Kazaliste di Spalato e la Fundación Cultural Artemus di Madrid. La Fondazione lirica triestina con questo spettacolo, curato dal regista croato Nenad Glavan, sceglie di  sostenere e promuovere  una nuova generazione di artisti creativi formatisi in Italia che ci cimentano nel repertorio classico e contemporaneo eureopeo.  Sarà il giovane regista Nenad Glavan  a mettere in scena al Teatro Lirico “Giuseppe Verdi di Trieste il prossimo sabato 23 aprile The Rape of Lucretia di Benjamin Britten opera con cui viene  celebrato il centenario della nascita del compositore inglese. Con questa scelta  il “Verdi” colma un’assenza storica perché l’opera non è mai stata fino ad ora rappresentata a Trieste e lo fa con un allestimento che è  il frutto  di uno scambio culturale con i paesi limitrofi, in questo caso  la Croazia, Paese che  di fatto è a un passo dal suo ingresso in Europa.  Affidando la regia dello spettacolo ad un giovane artista, originario di Spalato, il “Verdi” compie anche un’operazione culturale che intende far emergere, nel panorama artistico italiano,  una nuova generazione di artisti creativi che si sono formati in Italia,  e che si connotano per un segno registico e scenografico particolarmente intenso ed essenziale nella espressione teatrale e nella forma scenica. Nenad Glavan, Laurea con lode a “La Sapienza” di Roma, è infatti particolarmente  interessato a forme di spettacolo che consentono la commistione di generi e tecnologie. Con la collaborazione  del suo team formato da Teresa Acone  (costumi), Almira Osmanović (coreografia) Srđan Barbarić (luci), il regista interpreta l’opera di Britten come tragedia di una donna  che viene brutalmente utilizzata per quello che definisce  “un rodeo politico cospirativo in pieno stile shakespeariano”.  Gli orrori del conflitto mondiale aleggiano sul soggetto di Lucretia, che Britten scrisse al suo rientro in Gran Bretagna nel 1945 e che è frutto della riflessione che il compositore inglese e il suo librettista Ronald Duncan fecero al tempo  sulle atrocità cui può condurre una gestione dittatoriale e incivile del potere politico. Motivi costanti nella  produzione artistica di Britten sono infatti  l’orrore per l’innocenza tradita, la difesa dei deboli e degli emarginati ma anche  la condanna dell’ingiustizia perpetrata dalla società a danno degli individui. “Come avverrà in Billy Budd, in fondo, anche in The Rape of Lucretia il candore della  persona è violato dalla prepotenza delle istituzioni, poiché Tarquinio pensa che gli sia lecito possedere Lucrezia in grazia del suo potere”.  “Lucrezia non è solo vittima. Il suo suicidio è un gesto estremo per difendere la propria integrità. Si trafigge sapendo che solo morta potrà essere innalzata a simbolo rivoluzionario e come corpo-simbolo cambiare l’ordine delle cose. Conseguenza tragica e irreversibile della violenza maschile sull’innocenza femminile che in Britten si dilata fino a divenire simbolo, l’una dell’aggressività, del potere, della guerra e del sopruso, l’altra del sentimento, dell’accoglienza e della dignità.  “Il racconto della vicenda di Lucrezia funziona come un monito riguardo alla possibilità che ogni sistema e ordine di valori, anche quello più equo e complesso, in alcune circostanze possa mutare e cambiare di segno, trasformandosi nel suo esatto opposto”,  sostiene il regista riferendosi alla sua messa in scena: “Tutto ciò sembra suggerire  l’idea di un cerchio. Al centro della scena  c’è il potere, che geometricamente di solito si presenta in forma di semicerchio: di un anfiteatro, di un parlamento o di un tribunale. Un semicerchio rispecchiato nel suo opposto è ancora una volta un cerchio. Vizioso? Di disperazione? Di speranza? …” (Nenad Glavan) Scritta all’indomani dell’Olocausto, l’opera gioca con la simmetria tra quell’epoca terribile e un’interpretazione della romanità, di cui Lucrezia diviene simbolo, l’agnello sacrificale. Un messaggio rivolto alla contemporaneità che nell’allestimento curato dalla  Hrvatsko Narodno Kazaliste di Spalato vedrà la presenza di Sara Galli, nel ruolo di Lucrezia, Carlo Agostini in quello di Tarquinio assieme a Alexander Kröner voce maschile, Katarzyna Medlarska, voce femminile, Marijo Krnić, Collatino, Zlatko Aurelio Kokeza Giunio, Dijana Hilje, Bianca, Nuria Garcia Arres, Lucia. Completano la compagnia artistica l’Orchestra e il Coro (istruito dal M° Paolo Vero) del Teatro Verdi di Trieste sotto la bacchetta del Maestro giapponese Ryuichiro Sonoda, direttore già apprezzato sul podio triestino sia in campo operistico che sinfonico.  Dopo il debutto di sabato 23 marzo, lo spettacolo si replica il 24, 26, 27, 28, 29 marzo 2013www.teatroverdi-trieste.com